Sport e cultura al Quarto Stato a Cardano. Al via la rassegna: si parte col libro di Galli

Quarto Stato Cardano Compleanno

CARDANO AL CAMPO – Lo sport come veicolo di conoscenza e di benessere. Con questo obiettivo il Circolo Quarto Stato di Cardano al Campo ospiterà una rassegna dedicata alla combinazione cultura-sport. Quattro incontri, quattro domeniche, un obiettivo: «Far circolare la cultura come strumento principale per il benessere della comunità territoriale», recita una nota diffusa dagli organizzatori.

I quattro incontri

Gli appuntamenti diventano dunque lo spunto di incontro e confronto su temi culturali che prendono spunto dalle storie di sport. I racconti vogliono «guardare elementi dello sport e riportarli a riflessioni più ampie, che stimolino un cambiamento nella comunità». Questo, «partendo dalla presentazione di un libro e continuando con una chiacchierata che lasci spazio alla comprensione di come cultura e sport insieme possono portare benessere nella vita delle persone». Si parte domenica 22 maggio con “Negri – Storie di sport e razzismo negli Stati Uniti”, il libro di Francesco Galli che butta uno sguardo al presente. Il 5 giugno sarà la volta di Elia Origoni con “In solitaria“, dove verrà presentata la sua traversata d’Italia a emissioni zero in 8 mesi. Domenica 12 giugno ci sarà “Hooligans” di Indro Pajaro: la storia violenta del tifo inglese e il ruolo del tifo attuale. Per chiudere poi il 3 luglio con “Brilla come un campione”, per utilizzare al meglio i propri talenti nello sport per migliorare in tutti gli ambiti della vita. Gli incontri partiranno dalle 19.

La recensione del libro di Galli

Il primo appuntamento, quindi, è con la presentazione del libro di on “Negri – Storie di sport e razzismo negli Stati Uniti”, il libro di Francesco Galli. Questa la recensione:

«Quando un nero ci serve per la squadra di atletica o di pugilato, per il football o per prendere parte ai Giochi Olimpici, è un cittadino a tutti gli effetti, un nostro amato pari e un vero americano. In altre occasioni rimane semplicemente un negro, e preferiremmo non averlo attorno». Correva l’anno 1936, le cosiddette Olimpiadi dei nazisti erano ormai alle porte, e il grande giornalista sportivo Paul Gallico sentenziava così, in maniera efficacemente solenne e lapidaria, la vergognosa incoerenza degli americani nei confronti della questione razziale.

Dall’Europa, la stampa tedesca di propaganda – all’epoca in mano a quella mente luciferina di Joseph Goebbels – in maniera sfacciata e provocatoria, sfidava apertamente gli statunitensi sul controverso terreno del razzismo dichiarando che in Germania per gli ebrei vigeva la stessa condizione dei neri negli Stati americani del Sud. La Seconda guerra mondiale non era ancora scoppiata e in quel momento, paradossalmente, seppur in evidente malafede, i seguaci di Hitler non avevano tutti i torti. Ci avrebbero pensato poi Jesse Owens e Joe Louis a sconfiggere il Führer e le sue vaneggianti tesi razziali in una sorta di guerra in miniatura combattuta sulla pista d’atletica e sul ring. “Negri. Storie di sport e razzismo negli Stati Uniti”, il nuovo libro di Francesco Gallo, giovane storico dello sport e regista cinematografico, in poco più di 360 pagine ripercorre in maniera analitica e avvincente gli ultimi quattrocento anni di storia americana attraverso la lente privilegiata delle vicende di moltissimi campioni afrodiscendenti, i quali non hanno soltanto dovuto affrontare e superare durissime prove atletiche, ma soprattutto l’inaccettabile ostacolo del razzismo. Un razzismo che, scrive l’autore, in America è difficilissimo da estirpare, in quanto è secolare, viscerale e «annidato nelle radici stesse della nazione».

I terribili fatti del 2020 hanno dimostrato una volta in più che la questione razziale in America è ancora drammaticamente attuale. E indubbiamente il grande palcoscenico sportivo offre al lettore un osservatorio privilegiato da cui indagare la controversa tematica. Dai primi timidi approcci alla fine del Settecento da parte di Austin Curtis in sella ai cavalli, è lui il primo vero atleta professionista di colore della storia americana, fino al vasto movimento di protesta di molti atleti che, sull’esempio di Colin Kaepernick e degli attivisti aderenti al Black Lives Matter, in anni recenti si sono spesso rifiutati di alzarsi in piedi durante l’esecuzione dell’inno nazionale come simbolo di protesta nei confronti di una «bandiera e di un Paese che opprime i neri e le minoranze etniche». Nel mezzo ci sono i principali avvenimenti storici (la tratta atlantica degli schiavi, la Guerra di Secessione, l’abolizione della schiavitù, due Guerre mondiali, l’approvazione dei Diritti civili e i più recenti episodi di violenza razziale) e le gesta sportive dei più grandi atleti neri di sempre: oltre agli immancabili Joe Louis, Jesse Owens, Jackie Robinson, Muhammad Ali, Carl Lewis e Michael Jordan, largo spazio anche ai nomi solitamente meno conosciuti come George Dixon, Jack Johnson, Althea e Joshua Gibson, senza dimenticare ovviamente i fondamentali pioneri dello sport nero: Bill Richmond, Moses Fleetwood Walker, Jimmy Winkfield, William Henry Lewis e Marshall Taylor, ai quali non venne mai concessa la possibilità di oltrepassare la cosiddetta colored line, l’invalicabile linea di colore che avrebbe diviso a lungo i bianchi dai neri anche in àmbito sportivo.

Quello che può essere definito il più antidemocratico e sanguinoso problema della civiltà americana, nel libro viene affrontato senza alcuna remora: a cominciare da un titolo volutamente provocatorio. Quel Negri in copertina risalta subito agli occhi degli eventuali lettori, rievocando il documentario da cui è tratto, realizzato dallo stesso autore (Negri – Sport in the U.S.A). Gallo utilizza l’intera introduzione del saggio per andare alla ricerca delle radici, dell’evoluzione e del dibattito linguistico-intellettuale di un vocabolo che «ai nostri occhi, oggi, potrebbe apparire decisamente ingombrante, provocatorio o se vogliamo persino inaccettabile». A causa di un violento ritorno delle tensioni razziali negli Stati Uniti, la parola Negro ha rinforzato la sua accezione negativa e dispregiativa, sicché è meglio dire afroamericani o di colore? Meglio neri o afro-discendenti? Nelle ultime pagine, come soluzione, si suggerisce di seguire il principio promosso dall’ex stella della pallacanestro Kareem Abdul-Jabbar, secondo cui «il nome scelto, alla fine, sarà meno importante del fatto che sia la stessa comunità nera a sceglierselo».

Il libro ha tra i suoi obiettivi quello di mostrare che «la storia dei neri nello sport è la storia dell’America». E in questa lunga storia sono entrate di diritto almeno tre date fondamentali: 22 giugno 1938, l’indimenticabile match di boxe tra Joe Louis e Max Schmeling (il più famoso incontro di pugilato della storia americana); 15 aprile 1947, il fondamentale esordio di Jackie Robinson nelle Major League di Baseball (il giorno più importante nella storia dello sport afroamericano); 30 ottobre 1974, il famigerato incontro di pugilato tra Muhammad Ali e George Foreman a Kinshasa (l’evento sportivo più influente nella storia afroamericana). Gallo, dunque, utilizza lo sport per comprendere una nazione. Ma anche per ribadirne la capacità di cambiare il mondo e, come disse Nelson Mandela, «creare speranza e rappresentare un valido strumento di pace».

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