Carroccio armato contro Forza Italia: la guerriglia leghista “esce” da Varese

VARESE – Carroccio armato. Contro Forza Italia. La nomina del forzista Simone Longhini a presidente della commissione Attività produttive, checché ne dicano i capataz del centrodestra nei virgolettati ufficiali, ha aperto all’interno del centrodestra una guerriglia politica che si sta allargando a macchia d’olio anche fuori città. E che vede i leghisti mettere nel mirino tutto ciò che ha il colore azzurro e si muove sullo scenario politico.

Basta guardare cosa sta accadendo a Cassano, dove il centrodestra è diviso da anni e non si sta facendo nulla per riunirlo. Anzi, le questioni varesine potrebbero essere motivo per esacerbare i rapporti già tesi. E senza dimenticare le partite considerate minori, come la surroga di un consigliere in Ato. Ma andiamo con ordine.

Il triplete dello strappo

Prima la tentazione di votare (con la maggioranza) il presidente del consiglio. Poi l’uscita dall’aula sulle linee programmatiche e infine la presidenza di commissione. Un triplete che la Lega (anche Fratelli d’Italia in realtà, ma i meloniani varesini in questo momento hanno ben altro a cui pensare ndr) ha ingoiato a fatica. E non ha ancora digerito.

Le prove? Il valzer andato in scena nella doppia riunione del fine settimana appena trascorso in cui nella sede del Carroccio è andato in onda il tentativo di “rosolare” gli azzurri. Ma anche il tris di nomi (che contemplava oltre a Longhini, Luigi Zocchi vice alla Cultura e Stefano Angei vice alle Politiche Giovanili) che qualche giorno fa il centrodestra ha recapitato alla maggioranza, per poi mandare tutto all’aria per input (dicono i ben informati) del Carroccio.

Un “fermi tutti” che non ha sbarrato la strada a Longhini, presidente “nonostante” la contrarietà delle Lega (di Fdi e di Varese Ideale), ma più forte per via del sostegno della Grande Varese, ovvero la civica del candidato sindaco Matteo Bianchi. Roberto Puricelli, infatti, non solo ha votato Simone Longhini alla presidenza della commissione, ma l’ha anche proposto intestandosi la paternità della candidatura.

Guerriglia anche in “periferia”

Per non parlare della situazione che si sta venendo a creare fuori Varese, nei Comuni che si preparano al voto. In primis Cassano Magnago. Qui il Carroccio ha pesantemente criticato l’amministrazione Poliseno (Forza Italia) e messo sul tavolo la candidatura a sindaco di Trevisol. Che tradotto significa: niente centrodestra unito. Ma soprattutto rottura con i berluscones.

Insomma guerriglia più che una vera e propria guerra. Condotta anche sugli scenari più lontani dai riflettori mediatici. Come la surroga di un consigliere in Ato. “Un leghista al posto di un forzista», racconta qualche dem ben informato. Aggiungendo poi: “Mossa che può essere letta come reazione alle scelte varesine di Forza Italia”. Dispetti più che entrate a gamba tesa. Reazioni che però sarebbe sbagliato liquidare come pura liturgia politica. Tanto che qualcuno, anche sul Carroccio, interpreta la linea leghista come “la tattica migliore per non affrontare le questioni interne al partito“.