Casorate, morto il comandante di polizia locale Galfredi. «Sei stato un esempio»

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Antonello Galfredi

CASORATE SEMPIONE – È morto oggi, 24 settembre, il comandante della polizia locale di Casorate Sempione e Arsago Seprio, Antonello Galfredi. Lo rende noto il sindaco casoratese Dimitri Cassani, che affida ai social un messaggio di cordoglio e stima. «In un mondo dove troppo spesso c’è chi tira a campare, lui giganteggiava», le parole del primo cittadino. «Lo abbiamo scelto per questo: la sua esperienza sul campo come agente operativo si accompagnava alla sua voglia di imparare a fare il comandante».

La malattia

Una morte che è arrivata «improvvisamente e inaspettatamente». Anche se da tempo stava lottando con un brutto male. Dice Cassani: «Antonello in questi mesi non era stato bene, ha combattuto e vinto una dura battaglia contro una neoplasia che era comparsa». E aggiunge: «Sono stati momenti difficili che lui ha sempre affrontato con un coraggio da leone, riuscendo alla fine a debellare la malattia». La cura che ha dovuto seguire «è stata dura», racconta il sindaco. «Ma si stava riprendendo ed era tornato in servizio con la solita voglia di spaccare le montagne. Antonello era fatto così». Tanto che «ho faticato a convincerlo a prendersi il suo tempo, perché il fisico non segue sempre la mente: venerdì mi sono rapportato con lui per alcuni regolamenti che stava sistemando e gli ho detto che non c’era fretta». Ma ricorda che «era felice, perché si sentiva bene e vedeva che, finalmente, il fisico lo supportava».

«Un estremo dolore»

Il primo cittadino ricorda il comandante dei vigili come una persona che «aveva tanta voglia di fare bene, di realizzare i progetti che aveva iniziato ma che aveva dovuto interrompere a causa della malattia». Insomma, «era l’esempio del rappresentante delle istituzioni che tutti dovremmo imparare ad essere». 
Ora sono più le domande che le risposte («mi chiedo che senso abbia tutto questo, a cosa serve affannarsi nell’inseguire i nostri sogni quando poi tutto finisce in una mattina d’autunno»). Ecco perché Cassani ha voluto riproporre «le parole di Gesù in croce (“Elì Elì lemà sabactani: Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato”): se anche lui ha dubitato come possiamo noi essere in grado di capire il perché?».
Alla fine resta solo un «estremo dolore». Conclude: «Stringiamo in un abbraccio tutta la sua famiglia, ci mancherai comandante. Voglio ricordarti così: fiero nella tua divisa, sei stato un esempio e non ti dimenticheremo».

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