Caso Lidl a Cassano, la procura chiede l’archiviazione. “Ma il quadro resta opaco”

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CASSANO MAGNAGO – Indagine Lidl: la procura di Busto Arsizio chiede l’archiviazione per il troncone relativo alla costruzione (poi avvenuta) del nuovo supermercato. Tuttavia è una richiesta di archiviazione tutt’altro che morbida quella depositata dal pubblico ministero Nadia Calcaterra, che ha coordinato l’intera indagine, nei confronti del vicesindaco Osvaldo Coghi, dell’ex amministratore unico della municipalizzata Sieco Antonio Frascella, per il sindaco di Cassano Nicola Poliseno, per l’ex sindaco di Gallarate Nicola Mucci, Gianluca Quartesan, Massimiliano Baggi e Gianpiero Bianchi (per Frascella, Poliseno e Quatersan ha depositato invece l’avviso di conclusione indagini per altri fatti contestati sempre nella medesima inchiesta).

Situazione comunque opaca

Il pm affronta la genesi del troncone di indagine con l’acquisizione di copia forense del cellulare di Quartesan già indagato nell’inchiesta Mensa dei poveri. L’ipotesi era quella di vagliare l’esistenza di numerose irregolarità nell’iter amministrativo poi sfociato nel rilascio del permesso di costruzione del supermercato. Nella cosiddetta “Operazione Lidl” «emergeva dalla lettura delle chat di WhatsApp il coinvolgimento in modo anomalo e sospetto degli indagati…E la ricorrenza di presunte pressioni nei confronti del consiglio comunale perché approvasse celermente il rilascio di costruire in deroga (al Pgt), tutti elementi sintomatici di presunte condotte abusive e/o corruttive a margine della complessa operazione».

Le parole di Frascella

Quali sono gli elementi fattuali vagliati dagli inquirenti? L’originaria classificazione nel Pgt vigente dei terreni oggetto di indagine in zona Tuc (Tessuto urbano consolidato) e come tali non destinati ad accogliere una struttura media di vendita. La necessità del rilascio di un permesso di costruire in deroga, finalizzata all’accoglimento dell’istanza edilizia presentata da Roma srl (rappresentata da Mucci), in essenza del quale la stessa istanza sarebbe stata rigettata. La necessità di una delibera da parte del consiglio comunale per l’attuazione dell’intervento in deroga, delibera poi affettivamente adottata. «Il ruolo e l’intervento nell’intera vicenda di Frascella, soggetto politicamente e istituzionalmente vicino al sindaco Poliseno (entrambi appartenenti a Forza Italia) e alla maggioranza», scrive il pm. Il pubblico ministero si sofferma in particolare sul contenuto di una conversazione tra Frascella e Quartesan avvenuta nell’aprile del 2019. Afferma Frascella: «La volontà politica la stiamo costruendo, l’abbiamo costruita, la stiamo portando a casa…Questa mattina ho redarguito ancora i due ragazzi, che c’era Nicola (Poliseno) e poi l’ho detto anche a Angelo (Palumbo, consigliere regionale indagato in Mensa dei poveri ma non in questa indagine)…perché io con o senza quei soldi vivo». E Frascella prosegue: «Se prendo quelli vivrò meglio. Allora lui (Mucci) mi ha detto una cosa su sta roba qui e io gli ho detto: Guarda Nicola capisco, la cosa va solo pensata e strutturata. Che serve la parcella da me, arriva la parcella da te, arriva una parcella da tuo cognato, da un tuo amico, è una questione differente. Ma devono essere i numeri chiari». Frascella conclude riferendo quanto avrebbe detto sempre a Mucci: «Io gli ho chiesto: Tu Italia…estero…questo e quell’altro. Lui mi ha detto: Eh ma bisogna pensarle. E io gli ho detto: va bene, cominciamo a mettere i numeri a posto, lo facciamo anche con il tuo socio che c’è lì. E’ una persona estranea a tutto il circuito».

La consulenza da 150mila euro

Al vaglio degli inquirenti è finita anche una consulenza generica da 150mila euro siglata tra la Roma srl e un indagato che nulla aveva a che vedere con l’operazione e che agli occhi degli investigatori avrebbe potuto essere «in ipotesi giustificabile per veicolare, camuffandole, utilità a terzi pubblici ufficiali».

Coghi e Sieco

Il pm parla di un quadro comunque «opaco» rilevando tuttavia «Che le successive acquisizioni investigative, ancorché non abbiano permesso di chiarire gli elementi di criticità emersi, non hanno irrobustito il quadro indiziario originario emerso sia pure evidentemente anomalo (in tal senso depongono la commistione di interessi privatistici e pubblicistici emersi, il ruolo svolto da Frascella, la millantata capacità di condizionamento di costui rispetto agli attori politici, il ricorso a strumenti in deroga rispetto alla parte tecnica comunale, la stipula di apparenti e paralleli contratti di consulenza privi allo stato di valida giustificazione) appare orbato e comunque insufficiente a sostenere l’accusa in giudizio». Anche per Coghi, e l’affitto a Sieco di sue proprietà immobiliari, il pm precisa: «Ancorché la vicenda risulti particolarmente censurabile sotto il profilo politico, deontologico e amministrativo, oltre che verosimilmente produttiva di un danno erariale, dal punto di vista strettamente giuridico-penalistico, le connotazioni fattuali della stessa accertate risultano probatoriamente sfocate, sia pure fortemente indiziarie, anche a fronte della parziale abolizione del reato di abuso d’ufficio».

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