Processo Mensa dei poveri, le parti civili bloccano i patteggiamenti. Si va a ottobre

mensa dei poveri patteggiamenti

GALLARATE – Colpo di scena al processo della Mensa dei poveri: le parti civili stoppano i patteggiamenti. Tutto rinviato al 7 ottobre quando il Gup milanese Natalia Imarisio scioglierà la riserva dichiarando ammissibili o meno le richieste presentate. In quella data il giudice non entrerà comunque nel merito degli accordi raggiunti tra procura e imputati.

Gli accordi dei varesotti

Accordi che vedono Nino Caianiello, l’ex ras di Forza Italia arrestato a maggio 2019 e considerato dagli inquirenti il perno di un sistema di mazzette e incarichi pilotati tra le province di Varese e Milano, patteggiare a 4 anni e 10 mesi. Con lui, tra i principali imputati varesotti che hanno chiesto il patteggiamento, ci sono Alberto Bilardo (3 anni e 6 mesi), ex assessore a Somma e segretario cittadino di Forza Italia a Gallarate nonché uomo di fiducia di Caianiello, l’ex presidente di Accam Laura Bordonaro (2 anni), l‘ex assessore all’Urbanistica di Gallarate Alessandro Petrone (2 anni), l’avvocato di fiducia di Caianiello Stefano Besani (2 anni), Marcello Pedroni (2 anni), all’epoca consigliere di Prealpi servizi, l’imprenditore Pier Tonetti (2 anni) e l’architetto Pier Michele Miano (1 anno e 10 mesi).

L’alzata di scudi delle parti civili

Oggi, venerdì 10 settembre, il Gup avrebbe dovuto raccogliere i patteggiamenti e decidere sulla ratifica. Le parti civili, però, hanno sollevato un’osservazione sull’inammissibilità delle richieste. In principio fu Accam a sollevare la questione, trovando sponda in tutti gli altri enti costituiti, Comune di Gallarate compreso, che si sono associati. Le ragioni, in sintesi, sono di natura risarcitoria. Per essere ammessi al patteggiamento la legge prevede la restituzione del prezzo del profitto. Per le parti civili chi ha chiesto il patteggiamento o non ha risarcito, o ha risarcito troppo poco o ha risarcito l’ente sbagliato, nel caso specifico lo Stato e non la parte civile costituitasi. Nel caso di Caianiello, ad esempio, è stato detto che i locali dell’ex ricevitoria offerti sarebbero gravati da un vincolo patrimoniale e tre ipoteche.

Caianiello libero da ipoteche

Sul punto interviene in modo deciso l’avvocato Tiberio Massironi, che di Caianiello è il difensore precisando in prima battuta che «Il patteggiamento è un accordo tra l’imputato e lo Stato che prevede la restituzione del prezzo del profitto allo Stato. Le parti civili non hanno possibilità di voce in capitolo sulla questione tanto che quella sollevata oggi non è un’eccezione ma un’osservazione». In relazione ai dubbi su quanto offerto da Caianiello Massironi è più che fermo: «Il vincolo patrimoniale sui locali è venuto a cadere al momento del divorzio – spiega il legale – L’unica ipoteca accesa è già stata estinta, manca soltanto la cancellazione ma si tratta di un atto formale. Impensabile che offrissimo alla Stato un bene gravato da ipoteche e del resto, come anche le parti civili sanno benissimo, è tutto agli atti. Il mio assistito possiede esclusivamente quel bene che è libero da qualunque tipo di vincolo. Non ci sono conti occulti. Prova ne è che, dal 2008 ad oggi, periodo durante il quale il mio assistito è sempre stato sotto osservazione nessun patrimonio nascosto è mai stato trovato. Nemmeno in Svizzera nonostante le accurate verifiche. Questo perché semplicemente non ci sono altri beni disponibili». Massironi aggiunge «Che è il giudice soltanto, come già avvenuto in questa inchiesta, a poter rigettare le richieste di patteggiamento. Non certo le parti civili. Qui si va soltanto a perdere del tempo. E la domanda è una sola: a chi giova questo allungarsi dei tempi?». Massironi precisa anche che, qualora la richiesta di patteggiamento venisse rigettata dal giudice, «Affronteremo il rito abbreviato».

gallarate mensa poveri patteggiamenti – MALPENSA24