Il giornalista che mette Comi nei guai: «Così finanziava le campagne elettorali»

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MILANO – In «alcune riunioni dell’intero staff» si è «parlato del fatto che il budget di 200mila euro, normativamente imposto per la campagna elettorale per le elezioni europee, era troppo limitato per le esigenze della sua campagna elettorale. Peraltro, alcune spese (…) venivano in parte pagate per contanti. In alcuni casi ho visto la Comi pagare in contanti, ma non so se poi le relative somme sono state contabilizzate». Lo ha messo a verbale Andrea Aliverti l’ex addetto stampa, indagato, dell’ eurodeputata uscente Lara Comi, a sua volta coinvolta nell’inchiesta Mensa dei poveri che lo scorso 7 maggio ha cancellato Forza Italia in Lombardia e ha portato all’arresto, tra gli altri, del plenipotenziario di Forza Italia Nino Caianiello.

Con Bonometti rapporto molto stretto

Comi nella maxi inchiesta della Dda milanese è indagata per finanziamento illecito, corruzione e truffa aggravata ai danni del Parlamento europeo, ipotesi quest’ultima che vede indagato, tra gli altri, anche Aliverti, sentito per due volte, il 15 e il 17 maggio scorso, prima da teste e poi da indagato, dal pm Luigi Furno, uno dei titolari dell’indagine. Il pm ha posto all’ex addetto stampa anche una domanda su quali siano i rapporti tra Comi e Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia e presidente dell’azienda Officine Meccaniche Rezzatesi, indagato assieme all’esponente di FI per un presunto finanziamento illecito da 31mila euro. «Con Bonometti – ha spiegato l’ex addetto stampa – c’è un rapporto molto stretto. C’è stato un appoggio consistente che Bonometti ha dato alla campagna elettorale della Comi soprattutto nella zona di Brescia, in particolare presenziando ad eventi e cene elettorali in suo favore». Intanto Comi ha dichiarato di rinunciare al seggio all’Europarlamento, rinunciando così di fatto anche all’immunità, per potersi difendere dalle accuse contestate.

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