Crisi Accam: Rescaldina vende le sue quote, a Legnano «clima di omertà»

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RESCALDINA – Rescaldina si libera delle quote Accam. Nell’ultimo Consiglio comunale del 2020, è stata approvata all’unanimità la delibera per la vendita delle quote che il Comune detiene nel consorzio. «Una scelta sofferta – commenta il Movimento 5 Stelle di Rescaldina – a cui abbiamo dato il voto favorevole, in quanto obbligata dalle politiche assurde e fallimentari messe in campo dai vertici di Accam. Nella primavera del 2020, infatti, il nostro Comune ha indetto una gara per individuare l’impianto a cui conferire i rifiuti indifferenziati e Accam ha deciso di non partecipare, in quanto più interessata ai rifiuti speciali, rispetto a fornire un servizio ai propri soci. Questo ha determinato l’assegnazione del servizio ad A2A, rendendo così impossibile il perdurare della nostra permanenza in Accam dato che la legge vieta ai Comuni di detenere quote in società partecipate che non forniscono loro servizi». L’M5s ricorda quindi che il consorzio ha iniziato il 2020 con un incendio al locale turbine dell’impianto di Borsano (nella foto), che ha così perso la capacità di produrre energia ed è stato declassato da termovalorizzatore a semplice inceneritore. «Per risparmiare, Accam non aveva sottoscritto la polizza assicurativa all risk che avrebbe tutelato la società in caso di incendio, e questa si è quindi dovuta accollare il pagamento dei danni (oltre 2 milioni di euro). La stessa Accam i cui forni si sarebbero dovuti spegnere già dal 2017 in quanto obsoleti, ma che le politiche miopi dei soci di maggioranza hanno protratto fino al 2027, ma già si parla di 2032. È stata accolta dalla giunta la nostra richiesta di segnalare alla Corte dei Conti la mancata presentazione del bilancio 2019, altra anomalia di una società che più che incenerire rifiuti, incenerisce i soldi dei cittadini».

Brumana: «Troppi silenzi e segreti»

Dopo la bocciatura della sua proposta di istituire una commissione di controllo su Accam, a Legnano il consigliere di minoranza Franco Brumana accusa il sindaco di voler «impedire l’informazione, la trasparenza e la partecipazione sulla vicenda del consorzio e del suo inceneritore. È impressionante – attacca Brumana – il clima di omertà che avvolge la questione. Il Movimento dei cittadini ha più volte evidenziato la necessità, innanzitutto etica, di accertare le responsabilità individuali: ogni volta nessuno ha osato rispondere perché mancava il coraggio di dichiarare la contrarietà a questa richiesta. L’insistenza assurda nell’evitare il fallimento e nel voler incentrare la politica dei rifiuti sull’onerosissimo salvataggio di Accam può essere spiegata anche con la comune volontà di evitare problemi penali e l’imputazione di bancarotta a carico di chi ne ha dissipato il patrimonio. Sono in ballo interessi enormi dei creditori – ribadisce il consigliere civico – perché in caso di fallimento di Accam perderebbero la possibilità di ottenere pagamenti e quindi sperano in finanziamenti pubblici che salvino la società. Si aggiungono gli interessi di chi sta immaginando di fare affari sulle ceneri di Accam e di approfittare del suo risanamento a spese dei cittadini».

«No a Cap Holding, sì a un Consiglio dedicato»

Il sindaco Radice sta tentando la carta dell’intervento di Cap Holding, società proprietaria di 61 depuratori e in fase di espansione: la contropartita sarebbe la possibilità di smaltire a Borsano i rifiuti speciali dei fanghi di depurazione. «L’operazione – avverte Brumana – avrebbe gigantesche proporzioni economiche e potrebbe essere giustificata solo con l’utilizzo dell’inceneritore per il teleriscaldamento di Busto Arsizio, che a sua volta comporterebbe investimenti ancora più elevati in un’avventura dal dubbio risultato economico. Il sindaco si è dimenticato che le trattative con Cap Holding dovrebbero presupporre scelte sulla politica dei rifiuti da parte del Consiglio comunale quantomeno nella forma di atti di indirizzo. Il Movimento dei cittadini non intende demordere e fa propria la proposta del consigliere Letterio Munafò (di Forza Italia, nda) che prevede la convocazione da parte delle minoranze di un Consiglio tutto dedicato all’Accam».

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