“Ero e Leandro”: A Gallarate il teatro per combattere la violenza sulle donne

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GALLARATE – Oggi, 25 novembre, è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Per l’occasione, il Comune di Gallarate ha pubblicato sui social una lettura realizzata da Giulia Provasoli, attrice e formatrice teatrale. La storia raccontata è un libero adattamento dalle Heroides di Ovidio. Si tratta del mito di Ero e Leandro, due ragazzi della mitologia greca, innamoratissimi, ma costretti a vivere in due città diverse, separati da uno stretto di mare. Viene raccontato «un amore buono, giovane, ardente», spiega Provasoli. Un modo per celebrare questa giornata, che affronta un tema così sensibile. «Femminicidi, abusi, violenze non si fermano, nemmeno davanti a una pandemia», prosegue l’attrice. «È necessario continuare a parlarne, informare, garantire tutele: educare, prima di tutto». E a Gallarate si fa attraverso l’arte, con un’iniziativa realizzata grazie alla collaborazione dell’assessore alla Cultura, Massimo Palazzi.

Un percorso di formazione

I programmi erano altri, poi l’emergenza sanitaria ha fatto la sua parte. L’idea dell’assessorato alla Cultura e di Provasoli era avviare un progetto nuovo, ovvero la sperimentazione di un percorso di formazione dedicato ad attori non professionisti, culminante in uno spettacolo aperto alla città. «È stato scelto il teatro come strumento, non solo perché è l’arte che per eccellenza racconta delle storie, ma anche per la sua altissima valenza formativa», aggiunge l’attrice. Motivo per cui il piano era dare la «possibilità a dei cittadini/attori di lavorare per un mese alla creazione di una performance teatrale sui temi inerenti la violenza di genere, facendo emergere e tematizzando vissuti comuni, trasformando esperienze individuali in storie universali, arrivando a farsi veicolo, attraverso la narrazione teatrale, di un messaggio sociale».

«Si arriva a morire d’amore, non per amore»

«Abbiamo deciso di raccontare una favola d’amore e non una storia di violenza», spiega Palazzi. E lo fa attraverso un mito classico, quello di Ero e Leandro, un amore a distanza e un’appassionata ricerca di contatto e di un epilogo amaro, come spesso accade nella realtà e nel mito stesso. Un modo per porre l’attenzioni sul fatto che «si può arrivare a morire d’amore, ma non si può morire per amore». E conclude: «Chi dice di uccidere o di far violenza per amore, non ha compreso nulla dell’amore, che non è mai uno strumento per commettere qualcosa, ma è il fine ultimo a cui deve essere ispirata ogni azione, e questo fine ultimo non è mai compatibile con il male dell’altra persona». Ecco perché la scelta di questa storia, perché «contrasta ogni forma di violenza e che trova nell’amore l’unica vera salvezza».

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