Evasione dal carcere di Varese, USPP: «Personale e struttura, Miogni da adeguare»

VARESE – L’evasione dal carcere dei Miogni a poche ore da un tentativo di rivolta a Brescia messo in atto da alcuni detenuti psichiatrici. Per il sindacato di polizia penitenziaria USPP sono «due eventi che, nel giro di poche ore, mettono a nudo il fallimento del sistema penitenziario italiano». Ai Miogni in particolare ci sono problemi strutturali da affrontare con urgenza. «Da troppo tempo – osserva Gian Luigi Madonia, segretario regionale dell’Unione Sindacati Polizia Penitenziaria della Lombardia – lanciamo gridi d’allarme rispetto ad un sistema che fa acqua da tutti i lati».

L’episodio dei Miogni

Quella di Varese viene definita da USPP come «la più classica delle evasioni» messa in atto da due detenuti italiani, Roberto Nardello e Antony Ragona. «Conosco bene la realtà dell’Istituto, così come le sue enormi criticità – sottolinea Madonia – alle minacce di chiusura del passato, ho sempre sostenuto che debba esserne confermata l’operatività, anche in ragione della presenza delle AA.GG., ma evidentemente mantenerlo aperto deve significare adeguamento strutturale e integrazione d’organico. Ancora non si conosce precisamente la dinamica dell’evasione, ma la notizia del muro di cinta praticamente inagibile è nota da diversi anni. Di cosa vogliamo parlare? Ad ogni modo, la Polizia Penitenziaria unitamente alle altre Forze dell’Ordine è alla ricerca dei due fuggiaschi».

Sull’orlo del precipizio

Per Giuseppe Moretti, presidente nazionale dell’USPP, «le evasioni non sono altro che l’effetto di strutture inadeguate e organici insufficienti che, evidentemente, non riescono a rispondere alle esigenze di vigilanza. Se la politica e la Ministra Cartabia non affrontano con serietà ed estrema urgenza il problema di gestione dei detenuti psichiatrici, non adeguano strutture ed organici e non mettononelle condizioni il personale di operare con serenità e sicurezza, il sistema è destinato al precipizio. Un precipizio annunciato che, considerando gli assordanti silenzi, sembra non tangere alcuna sensibilità morale e politica».

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