FedEx rimanda i licenziamenti ma gioca al ribasso. «Inaccettabile»

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MALPENSA – Semplicemente inaccettabili. I sindacati confederali – impegnati da due giorni in un’estenuante trattativa con FedEx e Tnt per scongiurare il licenziamento di  361 dipendenti (di cui 34 a Malpensa) e il trasferimento di altri 115 – hanno respinto la prima timida apertura dell’azienda dopo tre giorni di sciopero che hanno di fatto paralizzato l’attività alla Cargo city.

Confermata la chiusura delle filiali

Le due aziende – spiegano Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – hanno ribadito la posizione già richiamata nelle procedure con una lieve variazione che riguarda i tempi per il licenziamento senza opposizione e incentivi economici, portando a fine aprile 2019 il limite temporale per le uscite volontarie, a condizione che venga raggiunto un accordo fra le parti. «FedEx e Tnt hanno comunicato la possibilità (teorica) di ricollocare 140 unità lavorative nelle due aziende e altri 140 lavoratori da collocare dai fornitori che però non offrono nessuna garanzia occupazionale e di tutela dei diritti contrattuali oggi in essere». In pratica, nulla esclude che un dipendente oggi con un contratto a tempo indeterminato possa finire in mano alle cooperative, con salari minori e diritti pressoché azzerati. Un film già visto purtroppo a Malpensa tre anni fa con Avis autonoleggio.

La lotta continua

I sindacati hanno fatto rilevare che le proposte messe sul piatto dai manager aziendali sono insufficienti ad avviare un concreto e serio negoziato in quanto le garanzie per i lavoratori che passano ai fornitori sono inesistenti. «Nessuna tutela normativa, salariale e professionale dignitosa, al contrario si rendono precari i dipendenti». Tutte le speranze vengono ora riposte nell’incontro fissato per giovedì 7 giugno al ministero per lo Sviluppo economico, a cui è stato richiesto un esplicito intervento del vicepremier Luigi Di Maio. Ma se anche in quella occasione non ci dovessero essere passi avanti positivi per la vertenza, i sindacati risponderanno riprendendo la mobilitazione, «al fine di evitare il compimento di tale sciagurato piano di riorganizzazione basato sui licenziamenti».

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