Licenziamenti Fedex, ora i lavoratori sperano in Di Maio

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MALPENSA – Volge al termine, dopo quarantotto ore di sciopero, l’ennesima protesta dei lavoratori Fedex davanti alla Cargo city di Malpensa. L’adesione è stata totale, tanto che i magazzini straripano di merce che si è accumulata negli ultimi due giorni. Ciononostante il colosso americano delle spedizioni non sembra voler fare passi indietro rispetto alla procedura di licenziamento collettivo che interessa 315 lavoratori, di cui 34 soltanto a Malpensa. I dipendenti ora sperano nell’incontro al ministero del Lavoro già fissato per il prossimo 7 giugno. Al tavolo ci sarà anche il nuovo vicepremier Lugi Di Maio. Insieme al caso Ilva, sarà uno dei primi problemi che dovrà affrontare nella sua nuova veste.

L’incontro con il premier Conte

Nel frattempo una delegazione di manifestanti ha incontrato questa mattina fuori da Montecitorio a Roma il nuovo presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «Voi dovete fidarvi di tutti i componenti di questo Governo» ha detto a un portavoce dei lavoratori. Che ha risposto: «Lei è un grande e lo ha dimostrato perché ha detto che è l’avvocato di tutti gli italiani e io ci credo». Ancora Conte: «Non sono un grande, lo devo ancora dimostrare». La vertenza FedEx sarà una delle prime occasioni utili.

La rabbia a Malpensa

Fosse un’azienda in crisi, i lavoratori potrebbero anche comprendere la decisione dei manager di aprire la procedura di licenziamento collettivo. E invece FedEx è un’azienda sana che soltanto quindici mesi fa inaugurava la nuova base operativa della Cargo city di Malpensa, per un investimento complessivo stimato attorno ai 15 milioni di euro. «Passeremo nei prossimi dodici mesi da 16 a 20mila pacchi al giorno e poi contiamo di continuare a crescere in linea con l’investimento fatto», disse in quella occasione Vito Bernardi, Managing director properties and fleet FedEx Emea. La realtà oggi è ben diversa. «Fedex vuole licenziare persone che hanno reso possibile il suo successo in Italia esternalizzando il servizio courier alle cooperative per abbassare il costo del lavoro», spiegano Matilde Russo e Laura Rossi (nel video qui sotto) della Uiltrasporti fuori dall’hangar di Malpensa. Proprio come tante altre realtà cargo in brughiera, anche il colosso americano – che della qualità del servizio ha sempre fatto il suo fiore all’occhiello – si sta per piegare alle logiche delle cooperative. Eppure, scrivevano i manager in una lettera interna inviata ai dipendenti soltanto due settimane fa, «I più alti standard etici e professionali guideranno il nostro modo di fare business e di trattare le nostre persone». Ecco perché l’adesione allo sciopero è stata totale: i lavoratori non soltanto rischiano di perdere il lavoro, ma si sentono pure presi in giro.

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