Filiali BPM chiuse nell’Altomilanese, CGIL preoccupata: «No a brutte sorprese»

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RESCALDINA – «Forte preoccupazione» per le conseguenze sul piano sociale denunciate dai sindaci, ma anche per gli effetti negativi che le chiusure rischiano di portarsi dietro a livello di risultati economici, di credibilità, di presidio sul territorio e per tutte le possibili ricadute, professionali e di mobilità, sui lavoratori. È quanto esprime il sindacato CGIL dopo la lettera aperta dei sindaci di Arconate, Buscate, Rescaldina, Robecchetto con Induno, San Giorgio su Legnano e Vanzaghello al Banco Bpm in cui chiedevano la riapertura delle filiali chiuse nei rispettivi comuni.

Il sindacato: «Ma non era la “banca attenta ai bisogni locali”?»

Emanuela Adorno per FISAC (Federazione italiana sindacato assicurazione credito) CGIL Ticino Olona, il segretario territoriale di Banco Bpm, Sergio Marianacci e Giuseppe Pascarelli per la Camera del Lavoro CGIL Ticino Olona lamentano «il protrarsi delle chiusure e la mancata risposta della banca ai sindaci» e ricordano che «nelle relazioni pubbliche e pubblicitarie, il terzo gruppo bancario nazionale predilige definirsi come banca dei territori attenta ai bisogni locali. Il sindacato – proseguono – ha più volte denunciato il rischio che le “non riaperture” possano nascondere la volontà di rendere definitiva la scelta sperimentata in periodo di lockdown quale strumento per “sistemare i bilanci e presentare piani industriali edenici (utopistici, nda) ai mercati”. Chiusure delle filiali e riduzione degli organici: un già visto. Non vogliamo sorprese, la pandemia non può essere l’alibi per una riduzione della rete e della presenza territoriale».

«Riaprire in sicurezza per favorire la ripresa»

Nel ribadire tutta la propria contrarietà a eventuali simili scenari, la CGIL si unisce all’appello delle Amministrazioni locali per sottolineare «l’importanza della tenuta occupazionale nel territorio del Ticino Olona» e chiede a Banca Popolare di Milano «ogni sforzo» per la riapertura delle filiali. «Valuteremo con attenzione tutte le ricadute del nuovo piano industriale, annunciato entro fine anno, ma oggi, a sgombrare ogni perplessità, è necessaria chiarezza e certezze sul ripristino delle condizioni in essere agli inizi di marzo. Oggi è necessario ripartire. È la richiesta dei colleghi e della comunità. Chiediamo tempi certi. Riaperture in sicurezza per tutti, lavoratori e clienti – concludono Adorno, Marianacci e Pascarelli – nel pieno rispetto di DPCM, protocolli e ordinanze, anche attraverso modulazione di orari e appuntamenti, riaperture che segnino finalmente il ritorno al ruolo tradizionale di un gruppo che nasce dalla fusione di due esperienze Popolari: vicinanza e presidio territoriale e benessere dei lavoratori, i valori fondanti».

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