Fratelli d’Italia e Lega, separati in casa a Varese, Busto e Gallarate

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Il “patto della pizzeria”, stretto alcune settimane fa a Milano dai vertici del centrodestra varesotto, regge soltanto per le segreterie provinciali, che l’hanno sottoscritto. Nelle singole città, Fratelli d’Italia e Lega si guardano in cagnesco, si fanno gli sgambetti, viaggiano, per dirla con una frase fatta, da separati in casa. Anzi, da separati e basta. Baruffe più o meno alla luce del sole, che non sembrano deporre per la coesione invocata dai capataz davanti a fumanti margherite e quattro stagioni.

Tensioni che a Varese, per fare un esempio, si esplicitano nell’intervista che Gaetano Iannini, commissario elettorale del partito della Meloni, ha rilasciato al nostro Andrea Della Bella, nella quale ha “toccato il tempo” al candidato sindaco della Lega Bobo Maroni. “Si faccia vivo” è l’esortazione di Iannini all’ex ministro dell’Interno. Invito a darsi da fare che nasconde un ben più pesante disagio, relativo al fatto che Maroni è stato imposto. Fratelli d’Italia è costretto ad abbozzare, benché goda dei favori dei sondaggi e, tutto sommato, abbia il diritto di dire la sua in materia di candidature.

Questo accade nel capoluogo. A Gallarate è sempre Fratelli d’Italia che cerca di punzecchiare Andrea Cassani, il sindaco leghista, in verità senza affondare il colpo per mancanza della necessaria “spregiudicatezza” politica dei suoi esponenti locali, che giocano al coperto nella speranza di vedersi riconosciuti improbabili posti di maggior prestigio rispetto a quanti ne occupino adesso.

Il basso profilo è escluso a Busto Arsizio, dove il primo cittadino uscente, Emanuele Antonelli, sarà facilmente anche rientrante. Da poco ha indossato la maglietta dei “Fratelli”, nella prospettiva di avere un decisivo sostegno politico. Il problema è che la Lega rivendica il candidato sindaco dopo tre lustri di penitenza amministrativa. Il braccio di ferro è serrato (il pubblico disaccordo tra i due partiti di maggioranza sullo spostamento di una farmacia municipale ne è una conferma), manco a dirlo, espone il centrodestra a qualunque sbocco. Esattamente quanto succede a Castellanza, dove proprio la Lega ha già messo il veto alla candidatura di Luciano Lista, esponente del partito di Giorgia Meloni, che scalpita per entrare da leader in Municipio alle prossime elezioni. Lista, con Fratelli d’Italia, ha peraltro messo in serie difficoltà la giunta di Cislago e, a quanto pare, si è affacciato sottobanco a Busto Arsizio, dove era stato assessore, con l’intento di sparigliare anche lì.

Se mettiamo nel conto che alle recenti amministrative, i due partiti si sono presentati divisi a Luino, Somma Lombardo e Origgio, e c’è mancato un soffio che ciò accadesse anche a Saronno, il quadro di riferimento è completo. Sottolineando infine quale sia stato l’effetto: vittoria sull’intero fronte per gli avversari di centrosinistra. Poi, ricordiamolo per dovere di cronaca, si susseguono gli appelli alla coesione, tanto che per le elezioni di secondo livello in Provincia, posticipate in primavera, il centrodestra annuncia liste unitarie. Quasi surreale.

A questo punto non c’è affatto bisogno di commentare il contesto in cui operano i partiti della (presunta) coalizione: basta rappresentare la situazione così com’è. Con l’aggravante che in coda a tutti si agita la disastrata Forza Italia, che, mentre si lecca le profonde ferite delle inchieste giudiziarie, di tanto in tanto rialza la testa. Chiede visibilità e considerazione, fino a spingersi a rivendicare anch’essa sindaci lungo la provincia di Varese. Ma non sembra trovare eccessiva attenzione da parte degli alleati. La partita dentro lo schieramento è a due. Un po’come accade a livello nazionale, con Matteo Salvini che sostiene di essere pronto per un “governo ponte” fino alle elezioni, e con Giorgia Meloni che lo spedisce a quel paese. Eufemismo per non dire altro di sconveniente, anche se di maggiore efficacia. E ci siamo capiti.

Varese, Fratelli d’Italia dà la sveglia al centrodestra: «Maroni si faccia vivo»

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