Gallarate, sfasciarono il Pronto Soccorso: condannati anche in Appello

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GALLARATE – Pronto soccorso sfasciato a Gallarate (con interruzione del pubblico servizio) dopo il suicidio di un famigliare: condanne confermate in Appello. Sconto di 10 giorni per due dei tre imputati, i fratelli e la mamma dell’uomo che si tolse la vita, ma le pene inflitte dal Tribunale di Busto Arsizio che andavano da dai 10 mesi ad un anno tre mesi e 15 giorni restano sostanzialmente invariate.

La parte civile

Così come non cambia la posizione delll’Asst Valle Olona, che costituitasi parte civile con l’assistenza dell’avvocato Daniele Galati, aveva ottenuto una provvisionale pari a 3mila euro in primo grado. I fatti risalgono al gennaio 2019. Quando un 30enne di Gallarate, già seguito da Sert e Cps, che non presentava ferite evidenti o una situazione di gravità dovuta a particolari malori, fu messo in attesa dal personale del Pronto Soccorso.

Il fatto

L’uomo, che ha continuato a dare in escandescenza, dopo ore d’attesa raggiunse il quinto piano della struttura di cura buttandosi nel vuoto. Un gesto volontario: il trentenne morì sul colpo. I famigliari, a cominciare dalla madre che è stata la prima ad arrivare all’ospedale, reagirono con violenza. Minacce, insulti e grida contro medici e infermieri. Danneggiando alcuni Pc dell’area Triage e sfondando alcune vetrate dopo aver sradicato le panche fissate al pavimento. Sul posto intervennero le forze di polizia per mettere in sicurezza pazienti e medici. Il 118 dirottò le emergenze in altre strutture: il pronto soccorso rimase fuori uso dalle 14 alle 20. Netta anche la sentenza d’Appello.

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