GALLARATE – «Ero tormentato». Così Vittorio Sgarbi ha giustificato il suo ritardo questa sera, 13 ottobre, al Maga di Gallarate. Ad attenderlo duecento persone per una serata dedicata al Canova nell’ambito della rassegna letteraria Duemilalibri. Ma la parte iniziale della sua lezione l’ha dedicata all’elezione di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato e alla formazione del nuovo governo.
L’elezione di La Russa
Tranchant il suo giudizio sulla elezione di La Russa ai microfoni prima di entrare in sala: «Non è stato necessario Berlusconi per nominarlo e questo è un dato interessante. Una nomina totalmente connessa all’asse Meloni-Salvini, Berlusconi ha osato troppo e si è immolato sull’altare della Ronzulli. Che di per sé si può capire che la Meloni veda con qualche perplessità, ma è anche vero che le delegazioni dei partiti indicano chi vogliono. É un vulnus complicato da affrontare, e La Russa è stato nominato da una maggioranza impropria».
Meloni e Berlusconi
Sul palco ha rincarato la dose: «Ho tardato a venire perché cercavo di capire questa elezione anomala che configura un periodo molto singolare, una presidenza del consiglio molto autorevole. Dire no a un candidato ministro proposto da un alleato importante, anche se un po’ anziano, è imbarazzante».
Soffrirò con Mollicone ministro
Il critico d’arte più famoso d’Italia ha infine affrontato il tema della nomina del futuro ministro dei Beni Culturali. «Una persona normale – ha detto – se pensa a un governo di centrodestra e a un ministro dei Beni culturali pensa a me. Ci penso anche io, ma non lo dico perché lo desidero, ma perché se il metodo Meloni funziona io dovrei esserlo. Ma io non chiedo mai. Poi leggo che sono stati indicati nomi importanti per quel posto. Uno si chiama Mollicone, l’altro Borgonzoni. Io rimarrò uno stronzo qualunque e soffrirò. Si, soffrirò. Ed è per questo che sono in ritardo. Ero tormentato».