Liuc, i trent’anni della “fabbrica di talenti”. Ora la nuova sfida si chiama Mill

CASTELLANZA – «Una fabbrica di tessuti trasformata in una fabbrica di talenti». Era il 1991 e l’università Cattaneo di Castellanza, come ricorda l’attuale presidente Riccardo Comerio, prendeva vita negli spazi ricavati dall’ex Cotonificio Cantoni. Un anniversario celebrato per l’ultima volta oggi, 13 ottobre, nell’I-Fab insieme ai padri fondatori, le imprese che diedero il via alla grande avventura dell’«università delle imprese e per le imprese» come la definisce Comerio. «E ora rilanciamo» promette Roberto Grassi, presidente della neo-ribattezzata Confindustria Varese, mostrando lo step che segnerà i prossimi 30 anni di vita dell’ateneo, Mill, la cittadella dei saperi che sorgerà nell’area ex Inghirami, proprio dietro agli attuali spazi della Liuc sul fondovalle, «il progetto che vuole traghettarci nella Varese del 2050».

La transizione

L’I-Fab, il laboratorio dell’innovazione dell’Università Cattaneo, è la location ideale per proiettare la Liuc nei prossimi trent’anni. Ma le radici sono fondamentali, così il traguardo viene celebrato insieme ai “padri fondatori”, tutti le imprenditori che, a partire da Paolo Lamberti e Antonio Bulgheroni presero parte all’impresa di far nascere una nuova università. Che oggi è una realtà «giovane di 30 anni», come sintetizza Riccardo Comerio. Ma pronta a guardare avanti, con una sfida in cui «realismo e utopia si intrecciano. Rinnovare l’offerta formativa a sfide sempre più complesse, ma anche la capacità di credere e impegnarsi perché un mondo diverso sia possibile, e un’economia dal volto umano». Una sfida ambiziosa, che prende le mosse dalla consapevolezza che «il capitale umano vale più del capitale finanziario, ma crederci non basta bisogna passare dalle parole ai fatti». Il grande traguardo che ha di fronte la Liuc, insieme all’intero mondo dell’industria varesina, si chiama Mill. «Un polo che creerà accelerazioni di imprenditorialità e benefici di attrazione, competenze e risorse per tutto il territorio e oltre – chiarisce Roberto Grassi, numero uno di Confindustria Varese – un hub di innovazione che dalla vicinanza dell’Università potrà avvantaggiarsi di un’arma strategica in più, le indiscusse capacità accademiche di questo ateneo».

Questione di «visione»

In Liuc «una visione è diventata reale» fa notare, citando l’indimenticato manager Fiat Sergio Marchionne, il rettore Federico Visconti, che ricorda quando, allora assegnista di ricerca alla Bocconi non ancora trentenne, fu invitato alla «presentazione del progetto della nuova Università alle Ville Ponti di Varese». E oggi, «proprio come trent’anni fa» i pionieri dell’ateneo, avverte la stessa «responsabilità di rendere reale la visione di sviluppo» che, a partire dal piano industriale, è stata delineata per il futuro. Sul palco della tavola rotonda moderata da Gianfranco Fabi ci sono due generazioni di docenti: da un lato Alessandro Cortesi, che è arrivato a Castellanza agli inizi, quando la Liuc era «una grande scommessa», ha vissuto gli «alti e bassi» di questi primi trent’anni e svela uno dei “segreti” del successo dell’ateneo nell’«attenzione ad andare alla ricerca del nuovo, che dà un grande boost alla qualità della nostra didattica». Dall’altro lato c’è Rossella Pozzi, che i trent’anni li ha superati da poco e che ricorda di aver «varcato quel cancello 15 anni fa», avendo studiato e fatto il dottorato qui, vale più del cap finanziario ma crederci non basta bisogna passare dalle parole ai fatti.un vero prodotto di questa università». Di cui rimarca «l’apertura» come uno dei tratti distintivi più significativi.

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