Grancasa appesa a un filo. Dipendenti in presidio e assemblea aperta a Legnano

LEGNANO – Sono giorni decisivi per la sorte del Gruppo Grancasa e dei suoi 300 lavoratori superstiti dopo la chiusura di tanti punti vendita in tutta Italia, ultimi quelli di Mantova, Nerviano e Vicenza. La prossima settimana è previsto l’ennesimo incontro fra i rappresentanti sindacali e la proprietà, che sancirà la prosecuzione dell’attività o il fallimento. Per sollecitare una soluzione positiva oggi, mercoledì 19 luglio, si è tenuto un presidio con assemblea aperta davanti alla direzione della sede di Legnano (nelle foto) dopo l’incontro tra le parti di ieri.

Palpabile il pessimismo dei dipendenti, stretti fra ritardi nel pagamento degli stipendi e prospettive tutt’altro che facili per il noto gruppo della grande distribuzione di mobili e casalinghi, accusato fra l’altro di non aver pianificato per tempo una strategia che gli permettesse di restare al passo con la concorrenza e in particolare con il commercio on line.

In campo sindacati e amministratori locali

«Siamo alle soglie del fallimento, conosceremo il nostro destino martedì prossimo – spiega Tiziana Moroni della Cgil Filcams di Legnano – Noi siamo sempre andati incontro all’azienda, che però non sta mantenendo le promesse rispetto alle scadenze da essa stessa stabilite». Presenti anche Cisl Fisascat, Rsu e rappresentanti delle amministrazioni locali di Legnano e di Rescaldina.

«Questi gruppi – attacca Fabio Toriello, segretario generale Filcams Cgil Ticino Olona – hanno goduto di benefici con i contratti di solidarietà, si intascano gli utili e quando le cose vanno male scaricano tutto sui lavoratori, che a poche settimane dalle ferie rischiano di perdere il posto. A Legnano i 50 lavoratori di una realtà storica chiedono un piano industriale e di rioccupazione».

Toriello (Cgil): «Azienda impreparata a crisi partita da lontano»

Per Toriello la crisi di Grancasa è iniziata già nel 2016. Nel 2021, ricorda, l’azienda dopo un incontro al Mise comunicò un accordo finanziario con un importante gruppo bancario da 25 milioni di euro per pagare tredicesime e quattordicesime, i fornitori e rilanciarsi. «Vorrei capire dove sono finiti quei 25 milioni. Oggi – rileva – manca la liquidità per riempire gli scaffali di prodotti da vendere. Anziché riorganizzare i punti vendita, ne sono stati smantellati 5, non si è mai concretizzato il restyling annunciato come non è stata implementata la piattaforma di ecommerce».

L’ultimo ammortizzatore scadrà a febbraio 2024, mentre l’azienda ha registrato da gennaio a ottobre 2022 un calo di vendite del 44% rispetto a un anno prima, a novembre e dicembre del 37% e a gennaio di quest’anno del 42%. «I clienti ormai sono sfiduciati, mentre il piano di marketing è fermo ai volantini. Siamo appesi a un filo e dipendiamo dalla decisione delle banche: oggi chi governa i processi aziendali sono loro, ci appelliamo anche alle banche perché altrimenti hanno solo da perderci».

L’ultima speranza è la vendita dei negozi a gruppi concorrenti (come Bazar) o a imprese di altri settori (come un concessionario d’auto a Vicenza). «Ma fatico a vedere un futuro occupazionale» conclude Toriello.

Ielo: «Guai a chiudere la sede vicino ai boschi dello spaccio»

In Grancasa c’è chi vi lavora da una vita e trattiene a stento le lacrime. Come Laura Triodi, lasciata a casa a Nerviano lo scorso maggio dopo 37 anni: «È una vergogna, sono invalida ma non ne hanno tenuto conto e non sappiamo nulla di quello che ci attende. Ci diano i nostri diritti, non possono dirci che ci dimezzeranno lo stipendio e poi farci trovare il posto di lavoro chiuso».

Fra gli amministratori locali, il sindaco di Rescaldina Gilles Ielo paventa il rischio di un’ampia area periferica abbandonata a ridosso dei boschi dello spaccio, il vicesindaco di Legnano Anna Pavan sottolinea che «il lavoro è il centro di ogni comunità, tutti dobbiamo fare in modo che resti sul territorio» mentre l’assessore Lorena Fedeli rimarca la «massima disponibilità del Comune perché niente sia di ostacolo a un piano che tuteli l’occupazione».

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