I Bombaglio di cui ha bisogno la Meloni

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Giorgia Meloni e Luigi Bombaglio

di Massimo Lodi

La Meloni è un passo avanti a Salvini. Nei sondaggi, nell’atlantismo a difesa dell’Ucraina invasa, nella condanna al despota Putin. E ancora: nel sostenere (pur se all’opposizione) Draghi; nel defilarsi da Orbán, che viene a Roma e incontra il Capitano, ma non lei; nel rifiutare l’appoggio a Le Pen contro Macron, smarcandosi dal leader leghista. Ormai fa concorrenza a Berlusconi: gl’intende sottrarre i voti del radicalismo moderato (o moderatismo radicale) e non a caso tiene a Milano, cuore del Nord produttore e anti-romano, la tre giorni programmatica di Fratelli d’Italia. “Energia da liberare” s’intitola il convegno. Quale energia alternativa è chiaro, secondo la presidente dell’Ecr, il gruppo europeo dei conservatori riformisti. Energia per cambiare nella primavera ventura, quando si andrà alle urne tricolori, l’indirizzo del Paese. Favorendo l’affermazione d’un nuovo centrodestra a sua guida, prima donna a insediarsi nel Palazzo Chigi finora sempre maschilista.

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Massimo Lodi

Per riuscirci, dovrà imporsi a suon di voti sulla concorrenza interna alla coalizione, oltre che sui tradizionali avversari. E per farlo le toccherà presentare una classe dirigente pronta a dar prova d’autorevolezza. Ne dispone o non ne dispone? Più no che sì, pur se nei ranghi altrui non s’individua un granché. E questa appare la scommessa decisiva da vincere, perfino più importante d’alleanze e programmi.

Inquadrando l’ostacolo ben presente alla Meloni e non facile da superare, la memoria corre a una figura varesina dei tempi andati, che nobilitò il Msi dai banchi dell’assemblea municipale. Era l’avvocato Luigi Bombaglio, ex combattente a lungo prigioniero in India, mai compromesso con la deriva mussoliniana del fine guerra, sostenitore a viso aperto – da perdente di successo – dei valori in cui credeva. Apprezzato per la lealtà dai sindaci Oldrini, Ossola e Gibilisco. Amico sincero del capogruppo del Pci, Vaghi. Conoscitore come pochi della città presente e passata (scrisse un documentato e curioso libro dal titolo “Varese che sfugge “). Sodale del geniale architetto Luigi Vermi, con cui spartì alcune idee di trasformazione urbana. Infine nominato a Roma giudice della Corte costituzionale allargata.

Un grand’uomo, al netto dell’opinionismo politico. Un galantuomo, degno d’appartenere alla galleria etica dei migliori varesini. Un uomo forte della sua cultura, del suo azionismo, delle sue intuizioni. Come Vaghi se non fosse stato comunista, anche Bombaglio se non fosse stato postfascista avrebbe potuto diventare un ottimo sindaco. O parlamentare, ministro, grand commis di Stato. Ecco, di gente d’un tale spessore e integrità, e tempra e profilo, necessiterebbe la Meloni. Anzi, necessita. O trova i suoi Bombaglio o non farà saltare il banco del potere, finora custodito da una ripetitiva nomenclatura abile nel mischiare le carte.

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