«I rincari pesano 10 euro al giorno sulle rette». Le RSA di Uneba chiedono aiuti

CASTELLANZA – «Caro tutto, non solo energia. Solo se uniamo le nostre voci possiamo farci sentire in modo forte». Il presidente di Uneba Varese Luca Trama, direttore generale dell’Istituto La Provvidenza di Busto Arsizio, ha introdotto con queste parole i lavori dell’assemblea annuale dell’associazione di categoria delle RSA, la prima in presenza dai tempi della pandemia. Un’occasione, per il mondo delle istituzioni di assistenza sociale, per far pervenire alle istituzioni il loro grido d’allarme per i rincari che, in assenza di ristori, «rischiano di far chiudere tante strutture». Che hanno l’obbligo, come ricordato in assemblea dal presidente nazionale Franco Massi, di garantire una temperatura minima di 22,5 gradi a un metro di altezza nelle RSA e nei centri disabili.

L’assemblea

«Sono molto preoccupato – ammette Franco Massi, presidente nazionale di Uneba – avevamo superato in qualche modo il Covid, per il quale siamo ancora “in vigilanza”, e ora ci è piovuta questa cosa del caro energia». La stima dell’associazione è di «aumenti sulle rette che possono arrivare fino a 10 euro al giorno» per effetto dei rincari. «Ed è vero che le famiglie sono consapevoli della necessità di ritoccare le rette ma il problema è da risolvere in parte con il credito d’imposto del Decreto Aiuti ter e in parte con i contributi del fondo sanitario regionale».

Il “rosso” delle RSA

Il vicario di Uneba Lombardia Marco Petrillo è ancora più chiaro sulle cifre: ammonta a 315 milioni la perdita complessiva del settore socio-sanitario in Lombardia (circa 1500 strutture in tutto) tra il 2021 e il 2022, su un “rosso” da 1,2 miliardi a livello nazionale. «Mai si è registrata una perdita così alta, neanche in pandemia – sottolinea Petrillo – servono contributi straordinari. Sappiamo che Regione Lombardia non potrà mettere a disposizione 315 milioni, ma i 25 milioni stanziati finora non bastano». E non c’è solo il problema dei rincari, ma anche quello del personale: «Nell’ultimo anno il territorio si è impoverito – ammette il presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche Aurelio Filippini – il 5% dei professionisti sanitari è andato a lavorare in Svizzera, il resto lo ha fatto la “campagna acquisti” delle strutture pubbliche dopo il Covid».

Le risposte delle istituzioni

«Regione Lombardia c’è» il messaggio del presidente della commissione sanità Emanuele Monti, che ha voluto presenziare al di là della contemporaneità del consiglio regionale al Pirellone. «Sappiamo che il contesto post-Covid è quasi più difficile di quello in periodo Covid – fa notare Monti – la situazione economica oggi è gravissima, e bisogna fare di più sia in ambito regionale, con strumenti che sono in fase di studio, sia soprattutto da parte del governo, che deve mettere risorse subito. Perché i rincari non possono essere ribaltati sulle famiglie, che non sono in grado di assorbirli». Tra le proposte avanzate dall’esponente leghista, la riforma regionale delle RSA («entro il 2023») e la legge nazionale per la «libera professione degli infermieri, che li svincolerebbe dalle 36 ore contrattuali e che allo Stato costa zero». A confermare che «le RSA sono una risorsa» anche il direttore generale di ATS Insubria Lucas Maria Gutierrez. «Con la popolazione che invecchia vanno valorizzate e occorre investire di più».

castellanza uneba liuc RSA – MALPENSA24