I sì del signor Giorgia, il no a un signor Giorgesti

Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti

di Massimo Lodi

Raccontano che il più sorpreso dall’incipit di mandato del presidente del Consiglio sia stato il ministro Giorgetti. Non s’aspettava l’immediata capriola sul Covid, l’impetuoso colpo di spugna della pacificazione fiscale, l’accelerata da safety-cash a proposito di contante. Scelte di fondo condivise, ma non in tempi così rapidi, in modi così bruschi, in uno scenario così preoccupante.

C’è da intervenire in tema di bollette, varare una Finanziaria affatto lasca, mantenere il continuum draghiano all’occhio dei mercati internazionali, esser pronti a pesanti sacrifici per via della guerra. Perciò cautela, circospezione, calma. Di qui il non detto, e però forse rimuginato: non urge, cara Meloni, dimostrarsi il muscolare “Signor Giorgia”: ok alle cambiali elettorali da onorare, ok alla concorrenza di Salvini da sopire, ok alla velocizzazione di passo da imprimere, però in guardia a non farlo, ‘sto passo, più lungo della gamba.

lodi meloni giorgetti
Massimo Lodi

Se no, pronti via e ci si becca subito, vedi l’argomento Covid, il cartellino giallo di Mattarella: “Attenzione che non siamo fuori dalla pandemia”. Un’evidenza scientifica, non una professione di fede. L’esatto contrario di quanto declamato in Parlamento dalla neo premier, e poi ribadito dal suo ministro alla Salute. L’allentamento delle briglie prima del previsto rappresenta un segnale dagli effetti potenzialmente dannosi. Eccome dannosi. Nessuno può sapere quando sarà spento il fuoco virale che ci rovina la vita da quasi tre anni. Allora perché rischiare? E perché, giusto richiamandosi al Paese delle libertà appena disegnato/promesso, si costringe chi ha seguito con scrupolo ogni direttiva – facendo tutti i vaccini prescritti, usando precauzioni e accortezza – a venire in contatto con i renitenti a divieti, iniezioni e rispetto verso fragili, malati e anziani?

Se c’è un caposaldo della destra, si chiama ordine. E invece la partenza del governo va nel senso opposto: il disordine. Innescato dall’ansia dell’inquilina di Chigi di non venir sopraffatta dalla rivalità interna. Eccolo, il pensabile/supposto timore di Giorgetti: non dare dell’esecutivo appena insediatosi l’immagine d’una disponibilità all’eccessivo fai da te, alla deresponsabilizzazione liberistica, al nascere d’un sentimento avverso da parte di tutti gl’italiani (e sono tanti, sono la maggioranza strabordante) che l’ordine l’hanno omaggiato, gli ordini non li han trasgrediti, all’ordinamento repubblicano si sono attenuti. È presumibile che il titolare dell’Economia comprenda le esigenze politico-elettorali del suo capo partito (sono in lista d’attesa le amministrative 2023 e le europee 2024); ma non è presumibile che intenda sacrificare all’altare del disagevole presente leghista il passato remoto di sè stesso. Il Giorgesti cui attribuire un verbo coniugato da altri. Eh no. Ghé semm no.

lodi meloni giorgetti – MALPENSA24