Il bustocco Daniele Ferrè, le Coop, Esselunga e “Le ossa dei Caprotti”

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Daniele Ferrè, presidente di Coop Lombardia

BUSTO ARSIZIO – Torna alla ribalta Daniele Ferrè, presidente di Coop Lombardia, già assessore in una giunta di Palazzo Gilardoni all’inizio degli anni Novanta, esponente del Partito democratico e controparte dell’attuale sindaco bustocco Emanuele Antonelli nella famosa causa per i presunti danni (5,6 milioni di euro) richiesti dalla stessa Coop all’amministrazione civica. Contenzioso, come noto, vinto anche in appello dal Comune. A riportare sulla scena pubblica Ferrè è Giuseppe Caprotti, figlio di Bernardo scomparso nel 2016, nel libro “Le ossa dei Caprotti, una storia italiana” (nella foto in basso). Volume che sta facendo molto rumore perché racconta la nascita di Esselunga, il colosso della grande distribuzione, con particolari inediti e, a tratti, clamorosi. Come l’intervento addirittura della Cia e di Nelson Rockfeller, le mille cause giudiziarie, i rapporti con la politica, i litigi con Barilla e le stesse Coop.

Le accuse di spiare i dipendenti

Giuseppe Caprotti, figlio rinnegato dal capostipite, va sul pesante, senza reticenze e con l’intento, sostiene lui, di fare chiarezza sulla sua dinastia e sulla storia di una grande azienda del nostro Paese. Scontato che simili contenuti, alla luce dell’importanza e dei trascorsi di Esselunga, suscitassero interesse non soltanto mediatico. Numerose pagine sono dedicate proprio a Ferrè e alla vicenda giudiziaria che nel 2010 lo vide protagonista di un primo articolo (ne seguiranno altri dello stesso tenore) del quotidiano Libero, allora diretto da Maurizio Belpietro. Nel pezzo, firmato da un altro noto giornalista, Gianluigi Nuzzi, si metteva in luce come le Coop avessero “spiato” attraverso telecamere e intercettazioni telefoniche i propri dipendenti. Una storiaccia alla quale diede il proprio contributo un’agenzia investigativa di Gallarate, che ospitò spesso nei suoi uffici proprio Bernardo Caprotti.

Tutto falso

“Tutto falso” fu lo sbocco giudiziario che ebbe la questione. A Ferrè, in quella circostanza vicepresidente di Coop Lombardia, furono attribuite le responsabilità dell’operazione spionistica, poi rivelatasi una invenzione per colpire la società concorrente di Esselunga. Una “guerra” che si concretizzò, tra l’altro, con la pubblicazione di un libro dall’eloquente titolo “Falce e carrello”. Scrive Giuseppe Caprotti: “Inizia così una delle vicende più meste e censurabili degli ultimi anni di vita di mio padre, che nell’occasione non sembra nemmeno rendersi conto dei rischi a cui va incontro. Le accuse nei confronti di Coop Lombardia sono infatti false e le prove del coinvolgimento dei vertici palesemente inventate. Mio padre ne uscirà con una condanna per il reato di diffamazione a sei mesi di carcere…”.

Proprio una storia italiana

Non finisce bene nemmeno per Belpietro e Nuzzi che, in sede civile, saranno condannati a risarcire Coop e Ferrè. Di nuovo Giuseppe Caprotti: “L’eco generato dagli articoli (di Libero, ndr) è enorme e le conseguenze giudiziarie che ne derivano eclatanti. Daniele Ferrè, vice presidente Coop Lombardia, indicato come il mandante dei presunti traffici descritti da Libero, viene indagato per concorso in intercettazioni illegali e interferenze illecite. Con il tempo, tuttavia, i numerosi procedimenti giudiziari aperti su più fronti arriveranno a conclusioni diverse dalla realtà narrata dal quotidiano…”. Cosa dire ancora? Anche questa, una storia italiana dentro un’altra storia italiana.

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