Il cacciatore di lepri e la Cosa Bianca

lodi salvini cosa bianca

di Massimo Lodi

La Lega assolve Salvini: ha fatto quel che poteva, nelle Quirinarie. È un felpato velo protettivo del leninismo verde (Maroni dixit): va a coprire sconcerto e irritazione. Perché il Capitano da tempo non ne azzecca una, come han dimostrato le amministrative dello scorso autunno. La sfida sul Colle conferma il trend: rovesci in serie, dopo aver condotto (chapeau) il partito dalla polvere del 3 per cento all’altare del 30 e oltre. La domanda è: cambiare strategia o cambiare leader? Incombono nuove elezioni locali, un anno di complicate riforme in nome del Pnrr, infine la campagna in vista delle politiche 2023.

Lui tergiversa, vorrebbe tenere un piede al centro e l’altro a destra, succedere a Berlusconi e sostituirsi alla Meloni, essere europeo quando serve e anti quando conviene. Ma così non funziona, si fa solo del cinema (Leoni dixit): l’ultimo sondaggio inchioda la Lega al 17,5 per cento. Giorgetti, i governatori Zaia e Fedriga, il Nord produttivo, gran parte del blocco socialconservatore di tradizionale sostegno (artigiani, commercianti, professionisti eccetera) spinge alla ritirata sovranista e all’insediamento nel cuore del moderatismo riformatore. Salvini accetterà di diventare antisalviniano per interesse suo, del partito, della nazione di cui s’intesta il patriottismo allo scopo di sfilarlo agli ex alleati? Sarebbe l’unico modo di cambiare tutto mentre non cambia niente.

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Massimo Lodi

Missione possibile. Che però richiede velocità (Bossi dixit). Altri lavorano all’obiettivo d’un centro gradito al medesimo elettorato del Carroccio. È la galassia ex/post democristiana, va da Berlusconi a Toti a Brugnaro a Renzi a Calenda. Ne farebbe volentieri il federatore/padre nobile Casini, in concorrenza all’acrobatico Cavaliere (che non a caso s’è appena intestato il Mattarella bis: quando si dice il trasformismo). Al proposito, è di oggi l’annuncio della nascita d’un sodalizio parlamentare fra i gruppi dei citati Renzi e Toti: “Italia al centro”. Ma guarda.

A questa Cosa Bianca, dove potrebbe intrupparsi perfino un Di Maio scissionista dall’M5S, la Lega disorientata, se non smarrita, regalerebbe spazio vincente.  Di qui l’urgenza di muoversi. Invece d’inseguire la chimera d’un fantomatico Partito repubblicano, sembra il caso di rifondare in concreto il proprio, preso atto che il centrodestra non esiste più. O si va al centro o si va a destra. Serve chiarezza, non ambiguità, tipo quella di stare al governo salvo dissociarsene quando annunzia misure d’uscita dall’emergenza, distinguendo con realismo tra vaccinati e no. Né scuola, catasto, immigrazione possono ciclicamente assurgere a mezzo di capziosa dissociazione/propaganda al servizio d’una obliqua ricerca di consenso, difatti in persistente discesa. Come ha detto il senatore di Forza Italia Cangini, parafrasando Confucio: se provi a inseguire due lepri, rischi di perderle entrambe. Diventando un cacciatore dal fucile scarico.

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