Il Consiglio comunale così non va, cambiamo le regole a Legnano

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LEGNANO – In questo particolare periodo l’Amministrazione comunale di Legnano ha il compito di adottare scelte di enorme rilevanza, che condizioneranno la città per i prossimi decenni.

Incombono soprattutto decisioni in materia urbanistica perché è in rinnovo il Pgt (Piano di governo del Ttrritorio) che risulta inadeguato e irragionevole rispetto alle esigenze della città e alle mutate condizioni del mercato immobiliare e perché sono state vendute importanti aree dismesse, per le quali gli acquirenti e il Comune hanno interesse a definire al più presto le soluzioni di utilizzo. Sono in arrivo enormi finanziamenti per opere pubbliche, che devono essere bene utilizzati per fornire servizi adeguati al ruolo di Legnano, capoluogo di una vasta area di circa 250.000 abitanti, e per favorire uno sviluppo intelligente e consapevole della città.

Da periferia a capoluogo

Occorre invertire la decadenza, in atto da troppo tempo, che sta sempre più trasformando Legnano in una periferia della grande Milano, priva di sufficienti occasioni di lavoro e piena di supermercati. Non bastano una buona amministrazione ordinaria, di tipo condominiale, l’attenzione diretta prevalentemente alle piccole cose e l’autocelebrazione di chi governa la città.

Le grandi decisioni che incombono necessitano di un congruo confronto che coinvolga tutto il Consiglio comunale (nella foto in alto) sin dalle fasi di preparazione, di analisi, di definizione degli obiettivi e degli indirizzi da seguire. Occorre invertire la prassi costante dell’elaborazione delle scelte solamente all’interno del gruppo di potere, che governa la città, che predispone in modo riservato soluzioni da portare al voto del Consiglio  comunale, come pacchetti preconfezionati e immutabili.

I consiglieri di maggioranza sono soliti respingere gli emendamenti e le proposte di miglioramento, anche se sono mirati a garantire il rispetto della legge e ispirati da intenti costruttivi. Il fastidio della maggioranza a porre in discussione le decisioni, già perfezionate in sede non istituzionale, traspare anche dagli interventi dei suoi consiglieri che spesso sono inconferenti perché non tengono conto delle ragioni degli interlocutori. Questo atteggiamento di supponenza e di autoreferenzialità contribuisce anche ad alimentare i contrasti. Si susseguono così scontri verbali sempre più frequenti anche su questioni formali e procedurali.

Basta interrogazioni a pioggia

Il Consiglio comunale inoltre è intasato da interrogazioni e mozioni su questioni di scarsa rilevanza e riguardanti problemi specifici e di poco conto, che potrebbero bene essere affrontati e risolti in altro modo. L’ordine del giorno del prossimo Consiglio è un esempio di questo mal funzionamento perché prevede ben 30 interrogazioni e 20 mozioni oltre che 8 delibere di importanza secondaria. Sono state previste ben tre serate ravvicinate per smaltire l’ordine del giorno, ma come è già accaduto, sarà probabile che una parte delle mozioni venga rinviata per mancanza di tempo sufficiente. Le interrogazioni verranno invece inevitabilmente esaurite perché l’art. 43 del Tuel (Testo unico degli Enti locali) impone che le risposte vengano date entro 30 giorni.

Si assisterà al mesto spettacolo di Consiglieri comunali distratti, annoiati e innervositi, in attesa per un gran numero di ore che il sindaco o l’assessore competente diano risposta alle interrogazioni e che l’interrogante dichiari se è soddisfatto, senza poter intervenire con un dibattito nemmeno sui temi in discussione che potrebbero interessare. Questi comportamenti inevitabilmente affievoliscono l’interesse della cittadinanza, che ben comprensibilmente si dedica ad altro e non assiste ai lavori del Consiglio, nemmeno attraverso le riprese televisive.

Così non si può andare avanti perché è necessario che il Consiglio comunale sappia rispondere al meglio alle esigenze della città, in questo momento particolarmente importanti.

Riportare il Consiglio alle sue funzioni democratiche

Occorre un radicale cambiamento del modo di operare e di decidere e il pieno ripristino delle funzioni democratiche che l’art.42 del Tuel assegna al Consiglio quale “organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo” del Comune. Gli indirizzi devono essere frutto di un aperto confronto e non possono essere avocati da un numero ristretto di persone. Nel contempo il confronto sui temi rilevanti non può essere soffocato da nuguli di interrogazioni. È doverosa pertanto una presa di coscienza collettiva dei consiglieri da maturare abbandonando in proposito ogni faziosità.

La maggioranza non perde potere se si confronta apertamente con la minoranza e ne recepisce senza pregiudizi preconcetti le argomentazioni e le proposte. La minoranza se abbandona atteggiamenti di mera ostruzione può comunque svolgere bene, anzi meglio, il suo fondamentale ruolo di opposizione critica. È necessario inoltre liberare le riunioni del Consiglio comunale dal fardello opprimente delle interrogazioni e, come avviene in molti Comuni e per esempio a Milano, modificare il regolamento, prevedendo che le risposte alle interrogazioni vengano date per iscritto. In alternativa, su richiesta degli interessati, potrebbero essere fornite in apposite riunioni anche aperte al pubblico. Le interrogazioni, le risposte e le dichiarazioni di soddisfazione o meno potrebbero comunque essere pubblicate e diffuse dall’Ufficio Stampa del Comune.

Poiché gran parte delle interrogazioni e delle motivazioni consistono in concreto nella sollecitazione a eseguire piccole opere pubbliche o ad adottare provvedimenti, si può prevedere l’obbligo dei dirigenti comunali di dare risposta entro due settimane alle richieste di intervento dei consiglieri. Sarebbe uno stimolo notevole all’efficienza della pubblica amministrazione e alla risoluzione dei problemi segnalati. Ne conseguirebbe inoltre una diminuzione sia delle interrogazioni che delle mozioni. Il tempo risparmiato con le risposte scritte inoltre consentirebbe di ampliare gli attuali rigidi e angusti limiti degli interventi dei Consiglieri comunali, approfondendo così il dibattito e il confronto.

Franco Brumana

Movimento dei Cittadini

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