Il pm Maresca ai licei di Gallarate: «La delinquenza è la malattia della società»

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GALLARATE – «La delinquenza è la malattia della società». In tempo di pandemia, il procuratore di Napoli Catello Maresca si è presentato con immagini chiare e molto evocative, oggi 3 ottobre, agli studenti del liceo di viale dei Tigli di Gallarate. I giovani studenti hanno incontrato uno dei più noti coordinatori di operazioni contro la malavita casertana, che ha portato in manette – fra i tanti – boss del calibro di Michele Zagaria, del clan dei Casalesi. Ma anche esponenti del clan Setola e Schiavone. Il magistrato napoletano torna tra i banchi della scuola di Gallarate, dopo l’ultimo incontro avvenuto a marzo dell’anno scorso, per parlare ai giovani del sistema della criminalità organizzata, dell’importanza del futuro e delle scelte condizionate che inducono a imboccare strade sbagliate. L’incontro è stato promosso dal presidente dell’associazione Volarte Italia, Adelio Airaghi, e moderato dal giornalista della Prealpina, Silvestro Pascarella. Per l’occasione erano presenti anche l’assessore alla Cultura, Massimo Palazzi, e le forze dell’ordine di Gallarate.

L’importanza di fare prevenzione

Gli studenti hanno accolto il magistrato con un video per ricordare i grandi personaggi che hanno pagato caro il loro impegno contro la criminalità organizzata. Con la vita. Partendo da qui, Maresca ha raccontato cosa significhi combattere contro l’illegalità: «Vuol dire fare qualcosa che possa lasciare una traccia. Questi sono tutti nomi che hanno dato in eredità un messaggio, dal forte valore educativo. Ed è quello che la nostra generazione deve passare a voi». Trasmettere l’esperienza, ma anche giocare di prevenzione, concetto su cui ha insistito molto, per «avere sempre in mente le conseguenze delle nostre scelte». Basta una decisione sbagliata, al momento sbagliato. «Quando ci si trova di fronte a un bivio – ha spiegato Maresca – non ci sono possibilità di deviazioni dalle mie parti. O si prende la strada per il bene o quella per il male, niente vie di mezzo. È un po’ ciò che accade a molti “scugnizzi”, che non hanno capacità di agire con esperienza: pensano di fare soldi e la bella vita, anche come forma di rivalsa. Poi, quando realizzano l’errore, è troppo tardi». Prevenzione è poi evitare di compiere gesti irrimediabili. «Mi è capitato di far condannare dei colpevoli e di ricevere complimenti per questo. Ma è una cosa che mi fa riflettere. Quando in aula si certifica un danno commesso da qualcuno, lo Stato fallisce».

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La stupidità del male

È facile cedere alle lusinghe dei clan, come è accaduto anche in tempo di crisi sanitaria. Maresca prende spunto dalla domanda di uno studente per sottolineare che «i criminali fanno leva sulle debolezze delle persone». Per questo «le loro proposte fanno gola, soprattutto se offrono tutto e subito, in cambio di niente, almeno in apparenza». Sono le scelte che poi si pagano caro, in realtà. E introduce il concetto di “stupidità del male”: «Esiste il falso mito che alla ricchezza – e al potere – corrisponda la felicità. Quindi tutti i mafiosi sono felici? Nel corso della mia carriera, dentro ai bunker dove si nascondevano i boss, non ho mai trovato una persona soddisfatta di quella vita. E nemmeno i loro familiari». La “stupidità del male” è offerta da un esempio fra i più eclatanti: il caso che ha segnato la carriera del magistrato, quando, nel 2011, catturò Michele Zagaria, boss indiscusso del clan dei Casalesi. La sua, come quella di molti altri esponenti dei clan, è «una vita alla ricerca di potere, attraverso la criminalità, la prepotenza e la violenza. Ci si ritrova con un impero in mano impossibile da gestire, perché sempre in fuga, sempre nascosti». Zagaria, per 16 anni di latitanza, ha continuato a controllare il suo giro d’affari da miliardi di guadagni. Ma senza vedere mai la luce del sole. È rimasto nel suo bunker di via Mascagni, a Casapesenna, sette metri sotto terra. Fino a che non è stato preso.

Due alternative

Per il magistrato ci sono due alternative. La prima è «offrire a chi rischia di entrare nel sistema malavitoso un’altra opzione credibile, che sia una prospettiva di vita più lunga, tranquilla e soddisfacente. Anche se più faticosa». L’altra opportunità arriva direttamente dalla capacità di contrastare la criminalità abbassando la domanda della droga sul mercato. Anche nelle piazze più piccole e sconosciute, proprio perché «lo spaccio sta ovunque». E ha aggiunto: «Dove c’è un’offerta, c’è anche una richiesta. Il problema è culturale, se non ci fosse la domanda non ci sarebbero spacciatori. E di conseguenza la criminalità organizzata». Maresca riduce a pochi step il suo ragionamento, quel che basta per affermare che «sono fermamente contrario alla legalizzazione delle droghe leggere». Un processo che parte da tutta la società: «Chi compra droga finanzia, in maniera nemmeno troppo inconsapevole, le associazioni mafiose. Questo tipo di collateralismo preoccupa: se noi avessimo la capacità di rendere minima la nostra tensione al vizio, paradossalmente combatteremmo la criminalità organizzata».

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