Il Rinascimento di Busto e Gallarate. E quello di Varese

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I sindaci di Busto Arsizio e di Gallarate, Emanuele Antonelli e Andrea Cassani, in relazione ai milioni finanziati per la cosiddetta rigenerazione urbana, parlano di “Rinascimento delle loro città”. In un certo senso hanno ragione rispetto ai soldi piovuti dal cielo della Regione e destinati a singoli progetti, che di sicuro, in ossequio ai motivi che giustificano gli stessi finanziamenti, serviranno per dare una scossa positiva ad alcuni ambiti urbani. Rinascimento per via delle ingenti somme destinate a pagare interventi comunque importanti, alcuni dei quali in ballo da decenni (area delle Nord a Busto Arsizio) e funzionali a riqualificare contesti proiettati nel futuro.

L’entusiasmo dei primi cittadini e degli assessori che hanno contribuito in prima persona a definire le proposte poi valutate e premiate da Palazzo Lombardia nasce anche dal fatto che mai, Busto e Gallarate, alle quali si aggiunge Legnano, hanno potuto godere di tanto ben di Dio. I singoli esecutivi se ne intestano i meriti con lo sguardo alle prossime elezioni: pensano, cioè, di sfruttare l’occasione per ricevere consensi. Fa parte del gioco politico, non c’è da stupirsi. Tant’è vero che anche alcuni partiti d’opposizione – vedi il Pd di Gallarate – cercano di posarvi il cappello, partecipando in qualche modo alla festa. Finita la quale viene il difficile, da individuare nella capacità di trasformare in opere concrete quanto per ora è sulla carta.

Una bella sfida, che impegnerà le prossime amministrazioni, quelle che usciranno dal voto di ottobre. Le attuali hanno preparato il terreno con linee di indirizzo precise, che in teoria non dovrebbero subire modifiche. Sfida che si configura anche nella capacità di spendere bene i tesoretti accumulati nelle casse dei municipi interessati. Per dirla in un altro modo, sono vietati gli sprechi e le dilazioni temporali, aspetti che penalizzano gli interventi pubblici nel nostro Paese. Qui potremmo scrivere un trattato sul come e sul perché succedono i patatrac gestionali quando di mezzo c’è a la mano pubblica. Il nostro vuole invece essere un auspicio affinché, questa volta, Busto, Gallarate e Legnano, sappiano lavorare al meglio delle loro capacità. Facendoci dimenticare certi fallimenti del passato, prossimo e remoto, che non depongono affatto per il massimo dell’ottimismo.

Di più, forti dei danèe che si sono assicurati, s’impegnino per bagnare il naso al capoluogo, Varese, che, pur esclusa dai finanziamenti del bando regionale per la rigenerazione urbana, ha avviato da mo’ il suo Rinascimento, aprendo una serie di cantieri che la stanno rilanciando, e non soltanto sulla carta. Pensiamo al piano stazioni, alla ex caserma Garibaldi, a piazza della Repubblica, alla riqualificazione di alcuni parchi, al palaghiaccio. D’accordo, non tutto fila liscio come vorrebbe il sindaco Davide Galimberti e, se proprio dobbiamo dirla tutta, lo status di capoluogo di provincia favorisce l’approvvigionamento dei denari rispetto alla stessa Busto Arsizio; ma qui, sotto il Sacro Monte, il tanto citato Rinascimento è già in cammino. E la città che Indro Montanelli definiva impietosamente “un deserto ben attrezzato” sta davvero e fino a prova contraria evolvendo in meglio. Al di là delle appartenenze politiche, oltre i campanilismi che, da sempre e purtroppo, caratterizzano i rapporti tra i centri, piccoli o grandi, del Varesotto.

Rigenerazione, pioggia di fondi: 14,5 milioni a Gallarate, 15 a Busto e a Legnano

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