L’impresa lombarda cresce all’estero. A Varese quasi metà fatturato dall’export

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VARESE – In Lombardia il 38,5% delle imprese ha aumentato le proprie quote di mercato rispetto al pre-Covid, con una quota estera di fatturato salita al 44,2%, mentre il 20,2% delle imprese ha sostituito parti delle catene di fornitura a causa dei costi e dei rischi geopolitici. L’export cresce con il digitale. I dati emergono dall’Indagine Internazionalizzazione presentata oggi, 12 settembre, a Palazzo Lombardia a Milano. C’è un focus anche su Varese: la quota di export sul fatturato cresce fino al 44,4% e il 30% delle aziende ha conquistato nuove fette di mercato estero.

L’indagine

L’indagine è stata promossa da Confindustria Lombardia e Assolombarda in collaborazione con Regione Lombardia, Ispi e Sace. L’edizione 2023 dello studio, condotto dalle 9 associazioni territoriali di Confindustria Lombardia su un campione di oltre mille aziende manifatturiere internazionalizzate, rileva le aree geografiche di interesse e i principali ostacoli, approfondisce gli effetti delle tensioni geopolitiche rispetto alla competitività e l’impatto della pandemia sulle strategie e sul posizionamento delle imprese lombarde a livello internazionale. Per il presidente di Confindustria Lombardia Francesco Buzzella «la vocazione internazionale delle imprese manifatturiere lombarde, come emerge dall’indagine, si conferma uno dei punti distintivi del nostro sistema produttivo. Pur in un contesto internazionale magmatico, infatti, le imprese lombarde si adattano con rapidità ai mutamenti e riescono a cogliere le opportunità derivanti dai cambiamenti prima e meglio dei competitors come dimostra l’elevato numero di imprese che hanno operato sostituzioni lungo le catene di fornitura o guardano a nuovi Paesi».

I principali dati

«I successi, in ordine ai dati sulle esportazioni, certificano – ha evidenziato l’assessore regionale allo sviluppo economico Guido Guidesi – la grande capacità delle imprese lombarde di adattarsi ai cambiamenti, di offrire prodotti di qualità e di saper personalizzare i servizi. I dati, nonostante le contingenze negative, sono migliori non solo rispetto al resto delle regioni italiane ma anche rispetto competitor europei. Il merito di tutto questo è delle aziende lombarde. Il nostro ruolo, come Regione, è di supportarle al meglio attraverso strumenti mirati». Dall’indagine emerge che le esportazioni si confermano la principale modalità di presenza all’estero delle imprese lombarde (96%), seguita dall’import di materiali e componenti (63%) e presenza con filiali commerciali o negozi (9%). Si diffonde l’utilizzo di piattaforme digitali per l’export manifatturiero con il 40% delle imprese esportatrici che ha attivo almeno un canale di digital export e il 7% che si sta attrezzando per attivarne uno. Francia (53%), Germania (52%) e Spagna (33%) sono tra i primi 5 paesi serviti per ordine di importanza. Tra i fattori di novità emerge una tendenza delle imprese lombarde a espandersi in mercati geograficamente più distanti: tra i paesi attualmente serviti India, Emirati Arabi Uniti e Brasile.

La situazione a Varese

L’indagine offre anche uno spaccato della provincia di Varese grazie alle 146 imprese sondate dal centro studi di Confindustria Varese che ha collaborato alla realizzazione del rapporto. Dai dati emerge che le realtà internazionalizzate del campione varesino, con rapporti dunque con l’estero, sono il 79%. La modalità di presenza più diffusa oltre confine sono le esportazioni (93%), seguite dalle importazioni (circa il 51% acquista all’estero materiali e componenti, un 8% impianti e tecnologie). La presenza commerciale diretta delle aziende varesine interessa un numero contenuto di rispondenti (il 10% ha uffici di rappresentanza commerciale, il 4% è presente all’estero con proprie filiali commerciali o negozi direttamente gestiti), ancora meno comune la presenza produttiva (circa il 4% delle imprese internazionalizzate produce all’estero con proprie sedi e stabilimenti). La rilevanza del commercio estero per le imprese all’ombra delle Prealpi emerge anche dalla quota di fatturato realizzata all’estero, che, tra le imprese che hanno risposto all’indagine, nel 2022 è stata in media pari al 44,4%, in aumento rispetto al 43,1% del 2021. Si stima, inoltre, che questo valore possa crescere ulteriormente nel 2023, raggiungendo il 45,4%, dato in linea con il trend regionale. I mercati europei rimangono i principali come destinazione delle vendite estere e si conferma l’importanza del mercato statunitense. Tra i paesi verso i quali le imprese sono più interessate ad espandersi da qui al 2025 figurano Brasile, Emirati Arabi Uniti, Cina e Canada.

Più competitivi all’estero

Dai risultati della ricerca emerge anche un miglioramento consistente della competitività delle imprese internazionalizzate varesine sui mercati esteri, riferita al 2022: confrontando il dato con il 2019 e col periodo pre-pandemia, è risultato infatti che il 30% delle aziende ha conquistato quote di mercato rispetto ai competitor all’estero e il 54% le ha mantenute invariate. La somma di chi dichiara un aumento e chi una stabilità arriva quindi all’84%. In linea con i risultati regionali, le imprese varesine intervistate hanno perciò mostrato un elevato grado di resilienza competitiva, nonostante la guerra tra Russia e Ucraina, tuttora in corso, ed uno scenario sociopolitico mondiale in forte trasformazione. Per quanto riguarda infine i fornitori esteri, emerge che ben il 23% delle imprese varesine intervistate ha effettuato una sostituzione dei fornitori nel 2022, mentre il 12% non l’ha ancora fatto ma lo ha in programma per il prossimo anno: nel complesso, più del 35% delle aziende del Varesotto ha modificato o sta per modificare le proprie catene di fornitura estera.

Il commento del presidente Roberto Grassi

Scenari geopolitici, evoluzione tecnologica e sostenibilità sono percepiti come fattori chiave nella definizione delle future strategie di internazionalizzazione delle aziende della provincia di Varese. A darne conto è l’edizione 2023 dell’Indagine Internazionalizzazione di Confindustria Lombardia, realizzata con il contributo di tutte le associazioni territoriali del sistema confindustriale lombardo, tra cui anche Confindustria Varese. Ed è esattamente su questi punti che imprese e sistema delle istituzioni devono fare quadrato. Proprio in un momento in cui la produzione italiana sembra rallentare, come raccontano le ultime stime Istat, è necessaria una strategia Paese ben chiara su questi fronti, a partire dal nodo infrastrutture. Da questa indagine, l’internazionalizzazione emerge, ancora una volta, come un punto di forza del territorio varesino. Un asset portante che deve essere valorizzato, ma che, al momento, non risulta tra le priorità dell’agenda politica locale, né tanto meno nazionale. La provincia all’ombra delle Prealpi è riuscita, negli anni, a raggiungere grandi ed importanti risultati in tema di internazionalizzazione, nonostante un sistema infrastrutturale non all’altezza. È qui che bisogna investire ed avere una strategia definita. Servono porte e collegamenti sul mondo. Il fattore velocità è fondamentale. Ancora una volta lo scenario e i dati ci dicono quanto progetti come l’ampliamento dell’area cargo di Malpensa siano fondamentali per le attività di export delle imprese varesine, così come di tutta la Lombardia e il resto del Nord Italia. L’aeroporto emerge come un asset fondamentale per la crescita del made in Italy nel mondo, un vero e proprio asso nella manica da poter giocare sui tavoli internazionali, a maggior ragione in periodi di incertezza sui valichi alpini come l’attuale.

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