In crisi di identità dopo 10 anni: Città metropolitana da riformare e finanziare

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MILANO – Un ente nato come provvisorio e che necessita invece di essere riformato, a partire dalla sua capacità di finanziamento. È l’indicazione emersa dalla tre giorni di incontri e dibattiti tenutasi a Palazzo Isimbardi (nella foto, un momento dei lavori) in occasione del decennale della istituzione della Città metropolitana di Milano. Articolato in più tavole rotonde, il seminario ha coinvolto oltre 150 fra esperti, stakeholder e amministratori per riflettere sullo stato dell’arte del governo metropolitano, ma anche per avanzare proposte per il futuro.

Un ente nato come transitorio

La legge 56 del 2014, ovvero la cosiddetta “legge Delrio” che istituì le Città metropolitane rispondeva all’idea, molto diffusa in quella fase politica, che le Province fossero enti da superare. Per questo la legge aveva definito una disciplina che sarebbe dovuta essere transitoria e prevedeva che le Città metropolitane restassero gli unici enti di area vasta presenti nel Paese. La riforma però non è mai entrata in vigore e la “normativa provvisoria”, seppure con alcune revisioni parziali, è rimasta attiva fino a oggi.

Già dall’inizio le città metropolitane si sono trovate a operare in un quadro finanziario incerto, nonostante siano titolari di competenze di grande importanza quali la gestione delle strade ex provinciali e la manutenzione degli edifici scolastici. Inoltre questi enti di governo di area vasta hanno una natura di programmazione strategica, che ha la funzione di pianificare in termini armonici le linee di sviluppo urbano, economico, sociale e infrastrutturale che deve necessariamente coinvolgere tutto il territorio metropolitano.

Poche risorse e organi deboli

Tutti i relatori hanno concordato circa gli elementi di criticità che caratterizzano questi enti: inadeguatezza del capitale umano rispetto alle nuove funzioni; debolezza finanziaria aggravata dalla riduzione percentuale del gettito dell’Ipt-Imposta provinciale di trascrizione e dell’Rc Auto rispetto al periodo pre Covid; fragilità degli organi e delle strutture organizzative; difficoltà a giocare un ruolo di coordinamento nelle politiche urbane per lo sviluppo economico.

Da queste premesse gli stakeholder hanno sollecitato i decisori politici affinché si giunga a una riforma del sistema delle autonomie locali che permetta, in primo luogo, la partecipazione attiva dei cittadini alla scelta dei vertici degli enti di area vasta e preveda una fonte certa di finanziamento autonoma, con un tributo proprio.

Bettinelli: «Problemi finora affrontati in modo scollegato»

Per la consigliera delegata alla Protezione civile, affari istituzionali, zone omogenee e polizia metropolitana, Sara Bettinelli, «le Città metropolitane sono nate per governare complessità e dovrebbero rappresentare il cuore strategico nella gestione dello sviluppo delle aree urbane: ad esempio, la rete dei trasporti milanesi non si ferma all’interno del perimetro cittadino. In questi anni fra i decisori politici ha prevalso la tendenza ad affrontare ogni problema rilevante in modo scollegato, al di fuori di strategie complessive di lungo periodo, capaci di assicurare il perseguimento di obiettivi più ambiziosi. Il risultato è che il nuovo ente vive una crisi di identità e di risorse e oggi gestire le Città crea problemi e non permette di cogliere pienamente le opportunità».

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