Borruto, nozze a Busto Arsizio: dalla nebbia in Val Padana, alla Uyba

INTERVISTA ESCLUSIVA AL DIRETTORE SPORTIVO BIANCOROSSO

BUSTO ARSIZIO – Un segno del destino! 31 ottobre del 1999: Carmelo Borruto, sposatosi il giorno prima con la sua Rosy, atterra a Malpensa. In teoria dovrebbe fare un semplice scalo per imbarcarsi nuovamente alla volta di Parigi, tappa prescelta per il viaggio di nozze; in realtà i tecnici dell’allora Reggio Calabria Cuccarini e Chiappini gli fanno trovare un macchina a noleggio per recarsi a Busto Arsizio, vedere la sua Medinex giocare (e vincere) e poi ritornare in aeroporto:

“Fu la mia primissima volta a Busto Arsizio, peraltro in una domenica di nebbia – spiega l’attuale diesse della Uyba – il palasport era la brutta copia di quello d’oggi: spoglio, grigio, senza parterre. E poi erano gli anni della Lega e della Padania: dal tunnel alla panchina ne sentii di tutti i colori“.

E’ proprio vero che la prima volta non si scorda mai, ma da allora ad oggi almeno l’Arena è cambiata…

“Adesso è davvero tutto un altro mondo. Il Palasport non solo è accogliente, ma è l’atmosfera che si vive e si respira a renderlo ancor più unico. Vedere le facce allegre dei tifosi che, già un’ora e mezza prima dell’inizio della partita, prendono posto e si godono con serenità e gioia anche il riscaldamento, mi ha fatto capire di essere arrivato nel posto giusto”.

C’è da capire se sia arrivato nel momento giusto?

“Busto è sempre stata una piazza importante della pallavolo, la Uyba un modello di riferimento, Aldera un dirigente gentiluomo cui ho cercato di ispirami, ma i tempi cambiano: oggi dobbiamo fare i conti con la storia attuale che, per il momento, ha altri budget di spesa rispetto ai 4/5 top club dominanti. Pertanto l’unica strada percorribile è la programmazione, muovendoci in anticipo e puntando sulle giovani, forti di una società alle spalle, di un imprenditore serio e di un gruppo di lavoro stabile e preparato”.

La piazza sembra non capire, per non dire gradire, questa rivoluzione

“La piazza è esigente, ma le rivoluzioni – in quanto tali – non sono mai delicate. Dobbiamo guardare in faccia alla realtà, sviluppando una nuova filosofia, quella della progettualità. Se pertanto mi chiedete quale sarà l’obiettivo della prossima stagione, vi rispondo con onestà: cercheremo di crescere di anno anno, ben sapendo che la programmazione iniziata con Velasco si è interrotta”.

Par di capire che la famosa “clausola Velasco” ha praticamente azzerato il conteggio…

“Diciamo che senza quella clausola, atipica perché basata su un allenatore anziché su una programmazione societaria, avremmo potuto confermare qualche elemento in più, ma nello stesso tempo posso dire, con orgoglio, che le giocatrici rimaste (Piva, Sartori, Boldini, Lualdi e Frosini – ndr) hanno di fatto risposato il progetto, dimostrando non solo grande attaccamento, ma voglia di crescere ancora. Per chi invece ha fatto scelte diverse, non credendo troppo nella riconoscenza, auguro ugualmente ogni bene, perché le ragazze di quest’anno sono davvero tutte da apprezzare per come si sono sudate e guadagnate la salvezza, in condizioni non semplici e pur al netto di qualche errore di gioventù comprensibile in un percorso di crescita”.

Cosa ci può dire sulla squadra e sulle due (presunte) top player?

“La squadra è già fatta, ma anche se voi di Malpensa24 avete spoilerato più di un nome, per una questione di gentlemen agreement – essendo la stagione ancora in corso – non sarò io a farlo, almeno sino al 6 maggio, quando ci ritroveremo col nuovo tecnico (Gianni Caprara – ndr) per iniziare gli allenamenti. Di sicuro non ci saranno top player del calibro di Egonu, ma ci sarà un interessantissimo prospetto di grande fisicità e potenza da poter diventare un giorno una top (la colombiana Ana Karina Olaya – ndr) e una giocatrice di maggior esperienza (la belga Silke Van Avermaet – ndr) e già avvezza ai campionati europei”.

Come sarà la sostituzione di Zannoni?

“Per quel ruolo (Federica Pelloni – ndr), così come per l’opposta (Josephine Obossa e Giorgia Frosini – ndr), ci siamo mossi seguendo quella che sarà la nostra filosofia: puntare su giovani d’ottimo livello, sviluppandone il potenziale. E per farlo dovremo creare l’ambiente giusto, come società, staff tecnico, squadra e aggiungo anche tifoseria, perché l’atleta possa rendere al meglio”.

Come una certa Antropova, la sua creatura…

“La visionai per la prima volta a 13 anni: mi bastò vedere una sua difesa per capirne il talento. Per tre anni fui il suo tutore in Italia: per me è come una terza figlia (Borruto ha due figli maschi, di 15 e di 18 – ndr)”.

Borruto Uyba Busto Arsizio – MALPENSA 24