La par condicio di Antonio La Trippa

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"Italiani, votate Antonio La Trippa". Totò nel mitico film "Gli onorevoli"

Siamo in regime di par condicio. A un mese o giù d lì dalle urne entrano in vigore le norme che dovrebbero garantire “pari condizioni” ai partiti e ai candidati in corsa per le Europee e per le Amministrative. Sappiamo tutti che non sarà così per una serie di motivi facilmente intuibili: ciascuna fonte informativa farà come le pare, a seconda delle circostanze, delle convenienze, delle appartenenze. Persino la Rai, pagata con il canone degli italiani in quanto, per definizione, e soltanto per definizione, “servizio pubblico”, deroga e derogherà a ciò che prevede la legge in questione. Figurarsi gli altri.

Non stiamo affermando l’inutilità di una norma che, quanto meno sulla carta, garantisca pari trattamento a chi si schiera alle elezioni, ma siamo in Italia e, come tutti sanno, fatta la legge trovato l’inganno. Soprattutto in un settore, quello dell’informazione, che oggi si declina in cento, mille modi. Basti pensare ai social, alla loro diffusione e al loro utilizzo. I vecchi cartelloni elettorali alla “vota Antonio La Trippa” sono superatissimi e, questi sì, inutili. Per farsi conoscere, i candidati hanno a disposizione un’infinità di canali che, manco a dirlo, sfuggono alle regole della par condicio. Persino nel giorno antecedente l’apertura dei seggi, quando vige il silenzio elettorale, c’è sempre qualcuno che lo ignora e fa capolino nella rete. Inevitabile.

Detto questo, per la par condicio si raggiungono vette quasi comiche, se non comiche di sicuro ridicole. La Regione Lombardia, ad esempio, adegua la comunicazione istituzionale a messaggi impersonali. Cioè, la sua agenzia di stampa invia i comunicati senza riportare il nome né del presidente né degli assessori né dei consiglieri. Li trasforma in entità che esistono senza esistere, per dirla con un ossimoro. Come se nessuno sapesse che il presidente si chiama Attilio Fontana, o che l’assessore alla Cultura corrisponde al nome di Francesca Caruso, e via così per tutti gli altri, sia di maggioranza sia d’opposizione. Scontato che i giornali, proprio per sfuggire al ridicolo, aggiungano nome e cognome dell’esponente regionale “non menzionato” ma solamente evocato dalla fonte ufficiale.

E noi di Malpensa24? Bè, cerchiamo di tener fede al pluralismo e all’imparzialità. Non è un modo per evitare di assumerci responsabilità di scelta e per non schierarci. E’ piuttosto una linea che ci siamo dati fin dall’inizio, esattamente sei anni fa, quando siamo nati. Per fare una citazione che ci pare calzante, così rispondeva un noto personaggio politico a chi gli chiedeva se stava a destra o a sinistra: “Né dall’una né dall’altra parte, ma sopra”. Posizione di comodo? Mica tanto, anzi, posizione molto scomoda per il semplice fatto che alimenta, in special modo nei Comuni che vanno al voto, la sindrome complottistica di chi intravede inesistenti e surrettizi aiutini a questo o a quel candidato, di chi punta il dito, bercia o addirittura insulta. Fa parte del gioco. E del rischio. Basta farsene una ragione, possibilmente in buon fede. Tanto ci sarà sempre un Antonio La Trippa a… sparare cazzate.

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