Al Galleria come al Maradona, il coro di Legnano per il poeta Nino D’Angelo

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LEGNANO – Al Teatro Galleria Nino d’Angelo ha faticato non poco ieri, venerdì 15 dicembre, nel tenere a bada un pubblico entusiasta che già da tempo aveva reso sold out la data a Legnano del tour “Il poeta che non sa parlare”. «Se mi fate parlare vi divertite pure: ho sempre fatto le cose ampressa ampress’…», è stato l’accenno alla storia del suo matrimonio. «Nino sei grande!», l’ha interrotto subito un grido che si è levato dagli spettatori. «Vabbè, ho capito, canto» , ha scherzato l’artista partenopeo, a cui più volte nella serata si sono alternati potenti cori, degni dello stadio Maradona, su successi come “Fotoromanzo”, “Stupida avventura”, “Sotto ’e stelle” e tanti altri.

San Pietro a Patierno e l’esordio come cantante

«Mi dovete dare tre minuti di tranquillità, tre minuti di silenzio», ha “richiamato all’ordine” i presenti D’Angelo già dopo l’apertura con “Il poeta che non sa parlare” e “Voglio parlà sulo d’ammore”, ricordando la sua infanzia a San Pietro a Patierno, quartiere dei nonni materni, «nun sacc’ chi mi ha crisciuto, ero sempre a casa di qualcheduno». Tra “’A storia ’e nisciuno”, “Fra cinquant’anne”, “Jammo ja”, “Senza giacca e cravatta” e “Mentecuore” l’artista ha ripercorso i suoi esordi musicali come cantante ai matrimoni e posteggiatore – «cantavo tra i tavoli, mi sono sempre arrangiato», nella Napoli «bella comm’ a ’na regina c’ha perduto ’a curona».

Nozze a Caivano ed eroi

Il racconto del matrimonio, stretto poco più che ventenne alla chiesa di Sant’Antonio Cappuccino a Caivano – e di quanto fosse importante sposarsi di mercoledì per godere di favolosi addobbi floreali – è stata l’occasione per proiettare il filmato dell’evento, con un Nino dal classico caschetto biondo, sistemato dal figlio regista per “Sultanto si perdesse a te”, «canzone che regalai ad Annamaria». Con “O pate”, brano seguito da “Batticuore”, “Jesce Sole”, “Marì”, “Per sempre tua saró”, “Chiara” e “Il cammino dell’amore”, D’Angelo ha parlato di eroi: «Ognuno ha i suoi, il mio era un uomo piccolo di statura, ma grande come una montagna. Quest’uomo era mio padre».

Sceneggiata e pop napoletano

«Vi state divertendo? Vi ho fatto divertire un po’? Lassù vi amo proprio», è stata la lode rivolta al loggione per il sostegno ricevuto; ad accompagnare l’artista sul palco del Galleria c’era la band formata da Milly Ascolese (voce), Federico Luongo (chitarra), Guido Russo (basso), Agostino Mennella (batteria) e Massimo Gargiulo (tastiere). E sulla scelta di diventare autore: «Una volta Mario Merola, il re della sceneggiata, rispondendo a una domanda di Pippo Baudo aveva indicato me come il suo possibile successore. Ma io non volevo fare la sceneggiata, pensavo invece a parlare ai ragazzi della mia età, con una forma di pop napoletano. Come è successo quando ho visto Annamaria con “’Nu jeans e ’na maglietta”: parole che hanno cambiato non solo ’a vita mia, ma di tutta la nostra tribù».

La rivalsa

«”Chist’ è pazz’, chist’ è scemo, è fuori ca’ capa”, mi dicevano all’inizio di una canzone che era stata composta con un pianoforte senza i diesis, i tasti neri. Pensate però alla rivalsa di un ragazzo così – è stata la riflessione rivolta al manifesto del concerto “I miei meravigliosi anni ’80”, data unica al Maradona fissata per il 29 giugno – ora tutti mi vogliono bene, ma allora avevo dimostrato di avere dei valori». Prima di dedicare al pubblico “Sogno d’estate” e concludere con il medley aperto da “Io vivo” e “Luna spiona”, poi coronato dall’inno “Napoli” e bagno di folla, D’Angelo ha lanciato un appello ai giovani: «Ne vedo tanti per strada sempre curvi sugli schermi. Con ’sti cazz’ ’e telefonini vi state perdendo la gioventù: pensate a innamorarvi, non c’è sentimento più alto dell’amore».

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