Legnano, il neo dg dell’Asst alle prese con pronto soccorso in tilt e liste d’attesa

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LEGNANO – Pronto soccorso in difficoltà e liste d’attesa lunghe perfino anni. Sono fra i problemi più gravi con cui dovrà confrontarsi Francesco Laurelli, il nuovo direttore generale dell’Asst Ovest Milanese che comprende gli ospedali di Legnano, Magenta, Cuggiono e Abbiategrasso dove lavorano in tutto un migliaio di dipendenti. Presìdi ospedalieri diversi fra loro per dimensioni e servizi erogati, ma accomunati da alcune criticità di fondo, peraltro diffuse nella sanità pubblica. A partire dal pronto soccorso, in particolare di Legnano (nella foto), l’ospedale più grande dell’Asst a cui afferiscono per emergenze e urgenze parecchie decine di pazienti ogni giorno.

Urgenze affollate

La sala all’ingresso del reparto dove si svolge il triage nel nosocomio inaugurato nel 2010, cioè la selezione dei pazienti in base alla gravità delle loro condizioni, appare sottodimensionata mentre l’afflusso allo sportello degli infermieri è quasi ininterrotto nell’arco della giornata, specie nelle ore diurne. Nonostante i tanti posti a sedere, questi diventano spesso insufficienti e si assiste alla presenza di persone accampate qua e là alla bell’e meglio insieme ai familiari che le accompagnano.

Ma il vero problema sono i numeri relativi ai posti e al personale. Non è raro che al pronto soccorso vengano chiamati medici di altri reparti a dare manforte ai colleghi, quando questi risultano insufficienti a fronteggiare tutte le necessità. Com’è frequente il caso di attese lunghe anche diverse ore per i pazienti prima di ricevere visite e cure. In questo senso, l’anno che si è appena concluso è stato segnato da affollamenti e da prestazioni sanitarie fornite dopo anche 10 ore di attesa e più. Così, c’è chi rinuncia e torna a casa senza cure e chi invece ha sporto formale denuncia.

Lo stress prodotto dalle attese snervanti si è poi tradotto più volte in aggressioni al personale infermieristico, come denunciato anche dai sindacati di categoria. E nelle ultime settimane il reparto ha dovuto fare i conti pure con il boom di accessi causato dalle influenze di stagione, meno sottovalutate che in passato dopo il Covid.

Anche 3 anni per un esame

Se al pronto soccorso di Legnano urgono rinforzi fissi, un lavoro ancora maggiore andrà fatto in tutti i presìdi dell’Asst per ridurre i tempi di attesa per esami specialistici e operazioni. Anche qui l’eredità della pandemia è stata pesante, con la chiusura per lunghi mesi di interi reparti al fine di destinare sempre nuovi posti letto agli affetti dal coronavirus e la sospensione delle prestazioni.

Il risultato è che, come denunciato lo scorso ottobre, a una signora che si è presentata al Cup del Fornaroli di Magenta per prenotare un esame oculistico è stato risposto di ripassare a fine novembre del 2026: più di tre anni dopo. Certo, non si trattava di una prestazione urgente ma differibile e programmabile; in ogni caso, un tale lasso di tempo appare inaccettabile. Un caso limite? Forse. Ma attese superiori all’anno risultano la regola in molte unità operative. Ancora lo scorso 21 dicembre, ad esempio, un’altra paziente si è vista fissare una ecografia in radiologia il 27 febbraio, ma del 2025: la dovrà quindi aspettare per 14 mesi.

Cambio al vertice. E alla “base”?

Non basta. Per i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil a Legnano risultano «in grave sofferenza» diversi reparti ospedalieri. Nessun presidio dell’Ovest Milanese è rientrato nei primi posti (ma nemmeno negli ultimi…) del Programma nazionale esiti 2023 elaborato da Agenas, l’Agenzia nazionale che controlla i servizi sanitari regionali, a differenza ad esempio del Circolo di Varese, giudicato di qualità “alta” nell’area della chirurgia oncologica. Eppure, ancora la scorsa estate la Regione ha premiato con incentivi economici i vari direttori dell’Asst Fulvio Odinolfi (direttore generale), Paola Bianco (amministrativo), Cesare Candela (sanitario) e Gabriella Monolo (socio sanitario) per i risultati raggiunti in base agli obiettivi fissati.

Ora questa “squadra” è destinata a cambiare, forse insieme a certi (dis)equilibri interni al nosocomio nei rapporti tra vertici aziendali e responsabili di reparto. A partire proprio dalla figura apicale, quel Laurelli citato all’inizio e al quale, di sicuro, il lavoro non mancherà.

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