Letizia o la piccola “vendetta lombarda”

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Letizia Moratti

di Andrea Buffoni*

La Lombardia è la prima regione d’Italia per importanza economica, contribuendo a circa un quinto del prodotto interno lordo nazionale. Sono presenti molte delle maggiori attività industriali, commerciali e finanziarie del Paese, e il suo reddito pro capite supera del 35% la media europea.

Nel corso del 2021 le principali variabili economiche della regione hanno registrato una forte ripresa, rispecchiando una tendenza comune all’Italia e all’economia mondiale. In Lombardia, come in Italia, l’espansione è stata favorita dai risultati della campagna vaccinale e dalla graduale rimozione delle restrizioni alle attività economiche, che nella prima parte dell’anno erano risultate tra le più severe a livello nazionale. La crescita è stata accompagnata da difficoltà di approvvigionamento e dall’aumento dei prezzi di molte materie prime.

Il conflitto in Ucraina, iniziato nel febbraio del 2022, ha acuito i rischi al ribasso del ciclo economico da un lato esacerbando le tensioni in particolare sugli approvvigionamenti; Tuttavia esistono tendenze parzialmente ottimistiche sulla tenuta della sua economia.

Sul piano politico sin dalla nascita dell’istituzione regionale i Lombardi hanno sempre sostenuto maggioritariamente tendenze politiche moderate. La Democrazia Cristiana ininterrottamente ha avuto la Presidenza della Regione sino alla rottura del 92-93; governava con i socialisti e i partiti laici in una condizione assai meno competitiva rispetto all’alleanza nazionale perché le province lombarde di forte impronta cattolica rendevano dominante la DC nelle sue diverse espressioni e tendenze, da cattolico-progressiste ad ultra-moderate e conservatrici.

Non è cambiato un granché con la scomparsa della DC; Forza Italia ne ha ereditato la centralità politica, ma la presenza di un cattolico come Roberto Formigoni ha impedito l’affermazione di una Lega Nord dilagante dall’impronta secessionistica. Quando la Lega finalmente riuscì ad ottenere la presidenza i venti separatisti erano calati è più che una vittoria conclamata fu la fine di un ciclo azzurro e “celeste” martellato dalle inchieste giudiziarie. Ora si sta affacciando anche per la prima volta in Regione una tendenza verso la destra estrema nonostante il msi ed i suoi eredi successivi abbiano sempre scontato l’impronta anti-fascista della Regione dove la Resistenza nacque e “seppe vincere”;

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Andrea Buffoni

La Sinistra in quanto tale non ha mai governato la Regione, come si è detto i socialisti riprodussero la strategia del primo centro-sinistra, furono competitivi con la DC mai subalterni, diedero alle Giunte i propri uomini migliori ( ricordiamo su tutti Ugo Finetti), contribuirono allo spirito internazionale ed europeo della Regione contrastando le visioni provinciali della DC ma non riuscirono mai a prevalere in termini di consenso; scomparsi i socialisti il nuovo centro-sinistra é sempre andato a caccia del “papa straniero” a cominciare dal moderatissimo e sconosciutissimo Masi nel 1995, per passare ad altrettanti tecnico-politici come Sarfatti,- Ambrosoli, i compianti Martinazzoli e Penati sino all’ex imprenditore Giorgio Gori.

Sempre sconfitti. Non è quindi in assoluto una novità qualora il campo di sinistra riformista e progressista pescasse in personalità diverse; i precedenti non aiutano ad incoraggiare l’una o l’altra scelta. Tuttavia va da sé che il terreno su cui oggi si misurano politiche che separano destra e sinistra sono diversi, innanzitutto quello democratico dove il comparire di una destra non più a trazione moderata ma estrema rende difficile la vita dei liberali democratici nel campo del centrodestra.

Lontano da noi la scelta dei moderati anche conservatori di sostenere Lula ha allontanato il pericolo di un dominio prolungato del neo-autoritario con tendenze fascistoidi di Bolsonaro. Quest’ultimo non ha praticato né più, né meno le politiche negazionistiche sul Covid che l’attuale governo intenderebbe praticare e sulle quali scellerate furono le scelte della politica lombarda. Letizia Moratti ha rotto su questo ed é un dato di cui tenere comunque conto. Riflettere su un’opportunità politica non significa comprare a scatola chiusa un prodotto o peggio far decidere da altri cosa sia meglio per te. Chiarimenti e riflessioni non devono mancare, esistono in tutte le scelte i pro ed i contro. Scartare a priori adducendo ragioni ideologiche é infantilismo politico.

Non mi fa velo il fatto che alla più significativa affermazione economica (a cui dedicai un anno e mezzo della mia vita politica governativa) in campo internazionale del nostro paese fu ottenuta dal governo di centrosinistra “alleato” con Letizia Moratti; l’Expo fu una vittoria politica ed un’assoluta affermazione economica per la Capitale Lombarda che ha goduto benefici per quella scelta e per quell’impegno. Esso da solo non basta, ma qualifica più di tante parole le ragioni di un’attenzione e la concessione ad un’approfondita riflessione sul tema; il non scartare a priori la possibilità di una piccola “vendetta lombarda” da ottenere a pochissimi mesi dallo schianto elettorale di settembre.

*già sindaco di Gallarate e parlamentare Psi

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