Madama Butterfly in trionfo a Busto. Con coda polemica: lo sfogo di Galli (Sociale)

BUSTO ARSIZIO – Una “Madama Butterfly” esplosiva, in tutti i sensi, al teatro Sociale di Busto. Da un lat,o, per il successo di pubblico (sold out) e gli applausi incassati durante tutta la messa in scena, fino all’ovazione finale. Nonostante un’esplosione – quella della bomba atomica di Nagasaki, mostrata sul palco dal regista Alberto Oliva – abbia suscitato una accesa, per quanto isolata, contestazione di un “loggionista” in galleria. Dall’altro, per lo sfogo del presidente del Teatro Sociale Luca Galli, che nel rivendicare gli sforzi fatti con BA Lirica e nell’elogiare con grande trasporto l’amministrazione comunale («è l’unica che ci crede»), ha lanciato qualche frecciatina, almeno apparentemente rivolta alla proprietà del teatro (Fondazione Comunitaria del Varesotto) e ai “concorrenti” del festival BA Classica.

Tutto esaurito

La seconda opera della stagione 2023/2024 di BA Lirica, la “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini, fa il tutto esaurito al teatro Sociale e conferma il successo del ritorno dell’opera sul palco della sala di piazza Plebiscito. «Uno spettacolo meraviglioso» rivela la vicesindaco e assessore alla cultura Manuela Maffioli, entusiasta come il pubblico che si è spellato le mani dagli applausi. Ma è il “quarto atto”, quello che si consuma a sipario chiuso al termine dell’opera, ad aggiungere un’ulteriore patina di “giallo” alla tragedia giapponese di Ciò-Ciò-San (magistralmente interpretata, tra l’altro, dal soprano Airi Sunada) e ad animare le discussioni, soprattutto quelle tra gli “addetti ai lavori”, del “dopo-festival”.

I veleni dopo il trionfo

“In cauda venenum”. I veleni dopo il trionfo della Madama Butterfly prodotta dal teatro Sociale sono arrivati in primis dalla galleria, dove uno spettatore ha rumorosamente contestato la scelta del regista Alberto Oliva di mostrare simbolicamente sul palco l’esplosione della bomba atomica di Nagasaki. Che è sì la città in cui è ambientata la vicenda dell’opera, ma almeno 40 anni prima che il presidente americano Truman ordinasse di sganciare il secondo ordigno nucleare dopo quello che aveva raso al suolo Hiroshima. Ma soprattutto dalle parole di Luca Galli, presidente del Teatro Sociale, che alla fine dello spettacolo ha preso il microfono, come di consueto, stavolta però per lanciarsi in una serie di ringraziamenti che finiscono per essere un vero e proprio sfogo dai toni accesi. Prima per ricordare Delia Cajelli e «l’anima del teatro», che Galli rappresenta insieme a Danilo Menato e Daniele Geltrudi di Educarte. Poi per rivolgere «un grande ringraziamento al Comune». Che, alzando la voce, «è l’unico che ci crede, in questa sfida di BA Lirica. Ma non importa, noi andremo avanti lo stesso». Forse intendeva dire che altri, a partire dalla proprietà del teatro – Fondazione Comunitaria del Varesotto – non ci credono abbastanza? Di certo le piogge di questi giorni, con le infiltrazioni dal tetto, hanno riportato in auge un tema strutturale importante per la sala di piazza Plebiscito, che richiederebbe lavori di sistemazione importanti. E poi nella foga di rivendicare gli sforzi che richiede la complessa “macchina” della produzione della lirica, Galli finisce anche per rivolgere una frecciata al festival BA Classica (protagonista fino a otto giorni fa con la serata finale proprio al Sociale), anche qui senza citarlo apertamente: «Ci sono la recitazione, la regia, le musiche, l’orchestra, la scenografia, le luci. Mica come noleggiare un pianoforte e metterlo sul palco».

Maffioli: «Più bellezza a Busto»

Poi sul palco per i saluti finali è salita anche la vicesindaco Manuela Maffioli, che oltre a ringraziare il Teatro Sociale per la straordinaria proposta, ci ha tenuto a ricordare che «BA Lirica concorre insieme agli altri dieci festival ad incrementare l’offerta di bellezza in città – le sue parole – una città che oltre che in bravura è in grandezza ora può competere anche in bellezza. Non solo estetica ma anche etica».

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