Piove. I sindaci mettono le transenne

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Anno Domini 2023: la soluzione all’allagamento dei sottopassi, udite udite, è la transenna. A esclamare “Eureka” è il Comune di Busto, che di sbarramenti, in alluminio o in plastica, questa mattina (lunedì 28 agosto) ne ha piazzati quattro all’imboccatura dei due ponti notoriamente critici e ha evitato l’ammaraggio di automobilisti “furbi” che davanti al “lago” pensano di essere al volante di un anfibio e tentano (senza successo) la sorte restando in mezzo al guado.

Busto, nella ricerca anti allagamento, è un passo avanti rispetto a Gallarate dove, sempre questa mattina, nemmeno le transenne hanno piazzato. E, infatti, diverse auto sono rimaste intrappolate nell’acqua alta. Non abbiamo notizia di ponti allagati a Varese, perché qui il problema è dato dai controsoffitti (realizzati non più di un anno fa) che collassano. Ma anche il capoluogo, con strade allagate, tombini che rigurgitano acqua e fango, non è immune dalla “sindrome da Laguna”.

Come immuni non sono i medi e piccoli Comuni della nostra fradicia provincia. Ieri, come qualche giorno fa, come qualche settimana più addietro e come questa mattina, in cui i fenomeni meteo sono stati importanti, ma non certo come quelli che hanno flagellato il Saronnese l’altra notte o Tradate qualche settimana fa, per non andare più indietro nel tempo.

Questo per dire che, ogni volta che piove, “abbiamo sempre più di problema. Alcune criticità sono straordinarie per le nostre latitudini e imputabili (diciamo così) all’impazzimento del clima: tipo i container che prendono il volo a Uboldo (ma quando mai è capitato prima di ieri???) o i chicchi di grandine grandi come meloni (un tempo facevano strabuzzare gli occhi, oggi invece abbiamo quasi metabolizzato le dimensioni del ghiaccio e la boccia non tira nemmeno più sui post di Facebook).

Altri problemi invece sono noti da decenni e per questo non più accettabili. Tra questi i sottopassi e le gli allagamenti in città come Busto, Gallarate, Varese e Saronno alle quali basta una temporalone (quello di oggi lo era) per diventare come Venezia, ma senza avere piazza San Marco.

La prima cosa che ci balza alla mente è lo stato dell’arte della pulizia dei tombini. Certo non solo quella, sia chiaro. Un tempo però, quando la tecnologia non era così avanzata e la manodopera aveva un valore, perché la robotizzazione era ancora di là da venire, capitava di vedere in giro gli “omini” ai bordo strada, magari in ginocchio a pulire le caditoie, oppure di notare quattro transenne attorno a un tombino sollevato con l’addetto a tirar fuori aghi di pino e foglie. Oggi, invece, quando una frase non sta in piedi senza la parola innovazione, chi fa o dovrebbe fare questo lavoro? La risposta è Alfa.

O meglio, gli accordi tra i Comuni e il gestore unico del servizio integrato dicono questo. Siamo in Italia, però. Quindi prima ci hanno raccontato che il gestore unico avrebbe fatto, non i miracoli, ma tutti i lavori necessari e ora assistiamo allo sport nazionale del rimpallo, ovvero del “tocca a me, tocca a te, quindi a chi tocca?”. Il rischio è quello di ritrovarci tra un po’ ad aver a che fare con un gestore del gestore, con il primo che dice dove, cosa, come e quando si devono fare i lavori. Quando invece sarebbe più semplice. Del resto hanno impiegato meno tempo a completare il Mose.

I sottopassi di Busto si allagano da tempo immemore, ogni sindaco si è misurato con il problema, nessuno l’ha risolto. Qualcuno in realtà ci ha provato, anche attivando un sistema di alert tramite un’app. Genialata utilizzata, a memoria d’uomo, un paio di volte di cui una per fare gli auguri di Natale per voce del sindaco.

E qui torniamo all’inizio, alla buona e vecchia transenna. In un Paese che fa acqua da tutte la parti, non restare in mezzo al guado di un sottopasso allagato in una città del ricco Nord, è già qualcosa di cui esultare. Arrendiamoci, quindi: nell’era in cui la realtà virtuale segnerà passi da gigante in tutti i campi, oltrepassare un sottopasso quando piove rimarrà un’utopia. Poveri noi.

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