Meloni – Salvini, la crepa si allarga

meloni salvini immigrati

di Massimo Lodi

Ormai è chiaro. S’allarga la crepa tra Meloni e Salvini. Lei che mira a portare al centro la barra governista, lui che tende a virare a destra. Non a caso il Capitano si terrà fuori dalla cabina di regia nella questione immigrati: mossa utile a smarcamenti di propaganda.  Non a caso s’è subito schierato col generale Vannacci, mossa utile a raccattare voti estremi. Non a caso ha archiviata l’accennata idea d’una confluenza a Strasburgo nel Ppe, mossa utile a ergersi come leader di sovranisti/lepenisti/orbanisti.

Salvini punta sulle elezioni europee per recuperare il distacco dalla Meloni, e poi ridiscutere assetto, ruoli, pesi-contrappesi nell’esecutivo di Chigi. Se dev’essere di legislatura, se ne rifonda l’impianto. Meloni punta alla svolta conservatrice oltre i confini: il primo obiettivo è ribaltare l’alleanza Popolari-Socialisti e dare un nuovo imprimatur politico al governo continentale. Il secondo obiettivo è far comunque parte del governo continentale che succederà a quello della Von der Leyen. Con un’altra leadership, ma anche con la medesima d’oggi, se dovesse palesarsi il bis. L’importante sarà esserci, il resto conta zero. Pragmatismo innanzitutto.

Segnali di voglia d’istituzioni arrivano ogni giorno. L’ultimo: Giorgetti, titolare del Mef, lavora per favorire l’insediamento dell’ex ministro Franco, uomo-chiave dell’epoca Draghi, nel board della Bei, la Banca europea degl’investimenti. Nome gradito al mondo transnazionale della finanza, e dunque garante della credibilità di Giorgia. Che va ormai riducendo al minimo le sortite identitarie/demagogiche e va aumentando le scelte mirate a guadagnare consenso moderato, nell’attesa di cenni a pro d’un liberalismo sinora non sbocciato, e finalizzati a drenare voti da Forza Italia. Perché la competizione, oltre che con la Lega, sarà con quanto sopravvive al berlusconismo, patrimonio ridotto ma significativo, sfuggito per ora (per sempre?) all’acquolina della fallimentare alleanza Calenda-Renzi. L’impasse sull’autonomia differenziata (Meloni che prova a frenare, Salvini che stenta ad accelerare) potrebbe costituire materia dello scontro decisivo: il disallineamento su una misura prevista nel programma elettorale del centrodestra equivarrebbe al “liberi tutti”. Cioè: 1) ora avanti insieme e obbligatoriamente in Italia; 2) poi avanti e tatticamente divisi in Europa. Tertium non datur, così impone la legge della concorrenza bottegaia. Qualche interesse del Paese rimanga pure in stand-by: in fondo non si tratta d’una novità, semmai d’una tradizione. Interpartitica.

meloni salvini immigrati – MALPENSA24