Milano, Alessia Pifferi che lasciò morire la figlia di 18mesi. Ecco i vocali WhatsApp con l’amica

Nella foto Alessia Pifferi

MILANO – Mentre è in corso il processo per omicidio contro Alessia Pifferi, sono emersi alcuni messaggi vocali che la madre della piccola Diana, lasciata sola in casa per 6 giorni a Milano e morta di stenti nel luglio 2022, avrebbe mandato ad un’amica. Emergono altre presunte bugie della donna e un rapporto conflittuale con la famiglia, che ora non vuole più saperne di lei.

Mi sento invisibile

Nei messaggi- Pifferi diceva di sentirsi invisibile: per Diana nessuna visita dal pediatra, niente asilo, nessun battesimo. Anzi un battesimo finto inventato dalla madre, stando agli inquirenti, per racimolare soldi. La trasmissione Iceberg, in onda su Telelombardia, ha rivelato il contenuto di alcuni messaggi audio inviati su WhatsApp da Alessia Pifferi a un’amica solo pochi giorni prima che la figlia morisse: parlava del battesimo, descrivendolo come una cerimonia bellissima. Evento che però non c’è mai stato. “Tutto splendido, tutto perfetto”, dice la donna mentendo.

Il finto battesimo

Pifferi sarebbe arrivata a fa r confezionare delle bomboniere per rendere la messa in scena più credibile. Il 6 luglio del 2022 Alessia Pifferi dice: “Ho qui la bomboniera della Diana perché venerdì 8 luglio facciamo il battesimo alla chiesa di Bergamo“. Pochi giorni dopo la donna lascerà la figlia a casa da sola per sei giorni: la bimba sarà ritrovata senza vita il 20 luglio. I soldi servivano alla donna per concedersi qualche lusso: abiti da sera (trovati dagli inquirenti) e un regalo al compagno: un giro in limousine.

Allontanata dalla famiglia

Perché con il compagno, per stare con il quale avrebbe abbandonato la figlia, la relazione si sarebbe riallacciata: “Io e il bergamasco ci siamo rimessi insieme, ci stiamo provando“, diceva all’amica via telefono. E ancora: “Mi auguro con tutto il cuore che con lui adesso le cose possano funzionare alla grande, come sembra che stanno andando. E tornare subito, con il suo tempo, a casa sua perché comunque io voglio andare via di qua. Non è più fattibile stare con la mia famiglia”. Famiglia che per lei ha chiesto “una pena severa“, spiegando che vivendo a Crotone nessuno aveva la più pallida idea di cosa accadesse alla bambina.

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