Mornago, la Isaf festeggia 60 anni. «Siamo appetiti sul mercato, ma non vendiamo»

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Da sinistra il ceo Giuliano Didonè, la moglie del fondatore Maria Rosa Sessa e il direttore generale Gianni Turcatti

MORNAGO – È una delle poche aziende sul territorio rimaste italiane al 100%, riuscendo a resistere alle sirene estere. La Isaf bus components di Mornago, che si appresta a spegnere le prime 60 candeline, di offerte ne ha ricevute tante negli anni, in particolare dall’America, e continua a riceverne. «Ma non vogliamo vendere», spiegano dalla proprietà, che punta a crescere in Italia e all’estero ma mantenendo ben salde le radici nel Varesotto, con un cda appena rinnovato che vuole dare un’impronta ancora più manageriale (nel video qui sotto le interviste e le immagini dell’azienda).


La storia

L’anniversario tondo, che sarà celebrato per l’esattezza lunedì 26 febbraio, rappresenta innanzitutto il momento per guardare indietro ai passi compiuti negli scorsi decenni e alle figure che hanno reso possibile questa importante storia imprenditoriale. A fondare Isaf (Industria Serrature Alzacristalli Finestre) nel 1964 furono Giuseppe Sessa e il figlio Massimo. La produzione nei primi anni era dedicata alle serrature per le carrozze ferroviarie e alle finestre per autobus. Alla scomparsa di Giuseppe Sessa è il figlio Massimo a portare avanti l’azienda a partire dagli anni ’70, con il core business che si sposta poi tra gli anni 80 e 90 verso le porte per gli autobus: il boom è dopo la caduta del Muro di Berlino, con la Isaf capace di prendere il posto dei produttori tedeschi. Da allora è rimasta quella la produzione principale dell’azienda. «Mio marito ha sempre considerato l’azienda come una famiglia e ha sempre investito moltissimo nell’azienda», ricorda con orgoglio la moglie Maria Rosa Sessa.

Parte dell’impianto di produzione di Isaf

Produzione sartoriale

Nel 2019 Massimo Sessa è andato in pensione, lasciando le redini dell’azienda in mano a Gianni Turcatti, attuale direttore generale. «Sono qui da 40 anni – racconta – da quando ho iniziato è cambiato molto dal punto di vista tecnologico. Produciamo tutta la gamma di porte, dalla manuale fino alla pneumatica e a quella elettrica». Il lavoro è quasi sartoriale: del resto le porte degli autobus non sono tutte uguali come si potrebbe pensare. «Ci sono differenti tipi con diversi componenti: ogni porta ha più di 200 pezzi – spiega – nell’arco dell’anno ne produciamo circa 7000 e ci occupiamo di tutto: progettazione, prototipazione e produzione in serie». Ma non è l’unica produzione: la Isaf ha realizzato ad esempio anche le porte delle cabine di ruote panoramiche, dalla Romania al Qatar fino al Messico (un esempio nella foto qui sotto).


Verso la Cina

La Isaf ha 55 dipendenti, tutti residenti in zona, che lavorano in un’area di 6000 metri quadri coperti di impianto industriale. Il fatturato è di 12,5 milioni di euro e il 95% dei prodotti viene esportato in tutto il mondo. È l’unica realtà in Italia e tra le poche in Europa a produrre porte per i pullman. Da azienda familiare e artigianale la Isaf punta ora a un’impronta più manageriale: in quest’ottica si legge l’ingresso nel cda lo scorso agosto del nuovo ceo Giuliano Didonè. «Siamo molto appetiti sul mercato, gli americani ci vogliono comprare: ma noi non intendiamo vendere». Si guarda però con interesse alle opportunità che arrivano dall’Asia. «Stiamo pensando – spiega – ad una joint venture in Cina per l’assistenza. Abbiamo già là un nostro tecnico commerciale. Saremo in Cina la prima settimana di aprile per cercare di capire meglio come funziona il mercato cinese».

La fase di verniciatura di una porta

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