‘Ndrangheta a Lonate, la figlia di Rispoli: «Picchiatelo sino a che non paga tutto»

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LONATE POZZOLO – E’ “Chicca”, al secolo Francesca Rispoli, figlia di Vincenzo (nella foto in basso al centro durante un’udienza del processo per l’omicidio di Aloisio Cataldo), considerato dagli inquirenti il boss della locale Lonate-Legnano, a organizzare la spedizione punitiva a Malta lo scorso 25 gennaio nei confronti di un imprenditore edile per il quale “la famiglia” aveva eseguito alcuni lavori in nero non ricevendo, secondo i Rispoli, il compenso pattuito. E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare che ieri, giovedì 3 settembre, ha portato in carcere 11 persone (tra cui la stessa figlia di Rispoli) con l’accusa di aver favorito le attività della locale di ‘ndrangheta.

Contatto con l’arresto di Efrem

Del violentissimo pestaggio si incaricano i fratelli Giuseppe e Michele Di Novara, zii della donna che dopo l’arresto del padre e del fratello avrebbe preso in mano le redini della situazione pur mantenendo sempre i contatti con loro, e Giovanni Lillo, compagno di “Chicca”. Lillo è, tra l’latro, il punto di contatto con un’altra indagine sempre coordinata dalla Dda di Milano, quella che a metà luglio aveva portato in carcere (dove è tuttora detenuto) anche l’ex consigliere comunale di Busto Grande-Lombardia Ideale Paolo Efrem. Lillo è coinvolto in entrambe le vicende, sempre in danno a degli imprenditori. A luglio ad accusare i presunti sodali era stato l’imprenditore bustocco Matteo Molinari, che si era rivolto a persone vicine alla cosca dopo una rapina, finendo in un giro di estorsioni ai suoi danni; costretto ad assumere anche lo stesso Lillo che stando a quanto ricostruito dagli inquirenti incassava lo stipendio decisamente senza fare nulla per guadagnarselo.

Guarda papà a non farsi rispettare

Questo è di fatto il modus operandi delle cosche. Si infiltrano in attività traballanti per riciclare denaro o estorcerlo. Nel caso dell’imprenditore edile raggiunto a Malta dal commando punitivo, Giuseppe Di Michele riferirà puntualmente alla nipote che la vittima dell’aggressione era stata «massacrata», tanto che a terra c’erano «denti e sangue», ha pagato caro l’affronto. L’ordine di Francesca Rispoli ai congiunti, sempre secondo quello ricostruito dagli inquirenti, era quello di non tornare, e non smettere di picchiare, sino a quando l’imprenditore aggredito in una «Strada buia», non avesse pagato tutto il dovuto. E così è stato, con Lillo che a detta di Di Novara è «uscito come Kenshiro, l’ha spaccato otto volte», sino a quando la vittima non ha saldato tutto tra contanti e bonifici. La figlia del boss è lucida nelle conclusioni: «Lo arrestano perché lo hanno picchiato, almeno lo hanno fatto il reato. Guarda papà a fare il bonaccione e a non farsi rispettare davvero per essersi preso del boss gratuitamente».

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