‘Ndrangheta a Lonate-Ferno, consulenti della procura e vigili al servizio della cosca

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LONATE POZZOLO – Michele Pagliari, 51 anni di Lonate Pozzolo, Giovanni Vincenzino, 55 anni di Samarate, Riccardo Lazzari, 39 anni di Terni, Cataldo Casoppero, 59 anni già detenuto a Voghera, Nino Cagliostro, 51 anni di Lonate Pozzolo, Simone Lento, 31 anni di Lonate Pozzolo, Gianluca Crisafulli, 25 anni di Lonate, Michele Di Novara, 48 anni di Lonate, Giuseppe Di Novara, 47 anni di Solbiate Olona, Giovanni Lillo, 48 anni di Olgiate Olona e Francesca Rispoli, 31 anni di Olgiate Olona, figlia del boss della locale Legnano-Lonate Vincenzo Rispoli nonché moglie di Lillo stesso. Sono questi gli 11 arrestati nella mattinata di oggi, giovedì 3 luglio, dai carabinieri di Milano, in esecuzione dell’ordinanza emessa dal gip di Milano su richiesta della Dda meneghina.

Le soffiate in cambio di voti per i figlio

Tra gli arrestati ricompare il nome di Vincenzino, già coinvolto nella prima tranche dell’operazione Krimisa (chiusa nel luglio 2019) oggi riarrestato nel secondo filone dell’inchiesta. Vincenzino, titolare dell’agenzia Europe Investiga Service Sas, ex consulente della procura di Busto Arsizio, avrebbe un legame stretto con Cataldo Casoppero. Per il quale “lavora” come consulente al contrario, bonificandogli l’auto da eventuali microspie e telecamere posizionate dagli inquirenti. «Eh però lui fa l’investigativa per il tribunale di Busto – dice Casoppero intercettato – Io me lo tengo buono per questo a lui. Ti dà tutte le informazioni». Vincenzino «Era perfettamente al corrente del ruolo sul territorio degli altri indagati», scrive il gip. Nonostante questo è lui a spiegare a Casoppero di utilizzare WhatsApp per le conversazioni perché «Non è intercettabile». Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti l’ex consulente della procura bustocca avrebbe messo al servizio di Casoppero le proprie conoscenze (informandolo sulle attività investigative in corso, in particolare dopo l’arresto dell’ex sindaco di Lonate Danilo Rivolta) in cambio di voti per il figlio Marco che avrebbe voluto candidarsi. Casoppero di fatto “sfrutta” Vincenzino dipingendolo come uno sciocco, un «Siciliano del quale non bisogna fidarsi perché controlla i telefonini. Un morto di fame era, che mangia dappertutto – dice in un’intercettazione – Che però è legato in tribunale a Busto».

I vigili infedeli e gli abusi edilizi

Tra gli uomini “di legge” considerati infedeli ci sono anche due ufficiali dell’Unione della polizia locale di Lonate e Ferno. Si tratta di Roberto Filadoro, ex comandante facente funzione del comando di polizia locale, e di Enzo Ermeti, commissario dello stesso comando. Per il gip il loro coinvolgimento (nell’ordinanza si parla di rivelazione di segreto istruttorio a favore di Antonio e Cataldo Casoppero) prova «La capacità della locale indagata di instaurare con le istituzioni rapporti di connivenza». Scrive il gip: «I due ufficiali di polizia locale, evidentemente consapevoli dell’illiceità della loro condotta, erano soliti utilizzare un linguaggio criptico, rivolgendosi a Cataldo Casoppero con toni estremamente deferenti». Ermeti, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, a quanto pare era a “disposizione” su mandato dell’ex consigliere comunale di Ferno all’epoca in quota a Fdi e arrestato nel luglio 2019 Enzo Misiano quale agente di pressione: «O rispettano gli accordi o faccio un bordello con Ermeti», dice intercettato Francesco Basile, cognato di Misiano, in relazione a un affare per un parcheggio (il controllo dei parcheggi intorno a Malpensa era al centro del primo filone di Krimisa). Filadoro, invece, è accusato di aver avvisato la famiglia Casoppero di un imminente controllo della polizia locale nel cantiere dove era in costruzione la casa del figlio in seguito a una segnalazione anonima che denunciava presunti abusi edilizi. La “soffiata” di Filadoro avrebbe permesso a Antonio Cataldo di limitare i danni autodenunciandosi riuscendo così a evitare ulteriori conseguenze.

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