«Niente raccomandata perché sono non vedente». Esposto contro le Poste a Busto

BUSTO ARSIZIO – «Sono cieco e in Posta non mi hanno voluto consegnare una raccomandata. Allo sportello hanno preteso che ci fosse un testimone che “validasse” la mia firma». Non ci sono solo le barriere architettoniche, ma anche quelle del buon senso, ad ostacolare la vita “normale” di una persona non vedente. Lo testimonia la storia di Ettore Bianchetti, 67enne di Busto Arsizio che ha vissuto una «spiacevole esperienza con Poste Italiane» per il semplice ritiro, con regolare delega, di una raccomandata arrivata al suocero che è momentaneamente ricoverato in ospedale.

La testimonianza

La vicenda ce la racconta lo stesso Ettore Bianchetti, 67enne non vedente residente a Busto Arsizio che due settimane fa, il 9 febbraio, ha recuperato dalla cassetta della posta del suocero, impossibilitato a muoversi, un avviso per il ritiro di una raccomandata. «Una settimana dopo, il primo giorno utile per il ritiro, mi sono presentato allo sportello delle Poste di piazza Volontari della Libertà a Busto Arsizio, con la delega firmata da mio suocero e la fotocopia della sua carta d’identità – rivela l’uomo – ma gli addetti si sono rifiutati di consegnarmi la raccomandata, dicendomi chiaramente che, in quanto non vedente, non potevo firmare, ma sarei dovuto ritornare con due testimoni al di fuori della famiglia per adempiere alla commissione».

Ignorata la legge

Ettore Bianchetti non ci voleva credere. «Ho provato a spiegare che ho firmato e ritirato più volte raccomandate e altri documenti consegnati a casa mia o in altri uffici postali senza problemi di alcun tipo, comprese firme che ho posto per avere la procura su documenti bancari, finanziari e persino per la richiesta dello SPID regolarmente ottenuto – racconta – ho ricordato che la legge stabilisce, testualmente, che “la firma apposta su qualsiasi atto, senza alcuna assistenza, dalla persona affetta da cecità, è vincolante ai fini delle obbligazioni e delle responsabilità connesse. Ma non c’è stato niente da fare, nemmeno quando sono tornato due giorni dopo allo sportello. Facendo anche presente che se non avessi avuto il bastone bianco magari non si sarebbero nemmeno accorti della mia disabilità».

L’esposto in Procura

Tutta la vicenda è stata messa nero su bianco su un esposto recapitato alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, in cui Ettore denuncia la “violazione della Legge 18 del 1975 che riconosce la validità della firma dei non vedenti”, ma anche la “discriminazione di disabile“, la “mancanza di trasparenza negli atti e nelle comunicazioni riguardanti la Pubblica Amministrazione”, fino all’omissione di atti d’ufficio e alll’interruzione di pubblico servizio. Chiedendo anche un rimborso delle spese sostenute, perché, in assenza di mezzi pubblici efficienti, il signor Bianchetti ha dovuto spendere 90 euro di viaggi in taxi tra la sua casa, lo sportello delle Poste, la stazione dei Carabinieri e la Procura della Repubblica.

L’intervento dell’UICI

Alla fine, per poter mettere le mani sulla raccomandata, che poteva essere importante, Ettore ha dovuto tornare accompagnato all’ufficio postale della Stazione di Busto, martedì 21 febbraio. Ma per sbloccare la situazione non è bastato nemmeno l’intervento dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, che si è interessata al caso e ha inviato una circolare allo sportello delle Poste: il bustese ha dovuto costringere la persona che lo accompagnava a fare da “testimone” per il ritiro della missiva. «Al di là della mia questione personale – fa sapere Bianchetti – voglio raccontare questa storia da libero cittadino per sensibilizzare le persone rispetto ai diritti dei non vedenti».

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