Non solo telecamere, nei nidi di Busto si fa formazione per prevenire gli abusi

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BUSTO ARSIZIO – “Un nido per noi”: Busto sperimenta un format per la formazione degli operatori degli asili nido della città, per prevenire i fenomeni di abuso e maltrattamento, riconoscendone per tempo i “segnali”. Un’iniziativa che vede in campo il Comune di Busto Arsizio e l’Ats Insubria, insieme alla cooperativa sociale Davide di Busto. Coinvolte 22 strutture, tra nidi e micronidi pubblici e privati, per un totale di 100 operatori e almeno 500 famiglie. Tra gli obiettivi, creare un vademecum per operatori e genitori per applicare linee guida condivise in situazioni di abusi. «Busto si propone come modello per l’intera Lombardia» sintetizza l’assessore all’educazione Gigi Farioli.

Non solo telecamere

La legge regionale 18 del 2018 è nota alle cronache soprattutto per aver introdotto gli incentivi all’installazione delle telecamere di videosorveglianza all’interno degli asili nido, un tema che è di strettissima attualità anche a Busto Arsizio, dato che le organizzazioni sindacali rappresentative del personale educativo comunale hanno dato il loro parere contrario ai progetti messi a punto dall’amministrazione bustocca per posizionare gli impianti di videosorveglianza nei nidi comunali. Ma c’è un altro articolo della legge, meno noto ma altrettanto importante, che promuove progetti di informazione e formazione per la prevenzione delle situazioni che possono portare agli abusi e ai maltrattamenti. È sulla base di questa previsione della legge che il Comune di Busto Arsizio, insieme ad Ats Insubria e a Cooperativa sociale Davide ha partecipato alla stesura del progetto “Un nido per noi”, finanziato da Ats con 37mila euro, con una coprogettazione messa a punto insieme all’agenzia sociale di Menaggio e al Comune di Cernobbio. «Valutato come il migliore nell’ambito dell’ATS Insubria (province di Varese e Como) e possibile format da rideclinare per il futuro» rivendica l’assessore all’educazione Gigi Farioli. «Abbiamo voluto intervenire a 360 gradi, con tutti i soggetti coinvolti e gli operatori, per garantire serenità e dare gli strumenti per leggere i segnali del disagio fisico e psichico, che si instaura molto precocemente e rischia di influire sull’evoluzione dei bambini».

Il progetto

Alla parte di progetto che riguarda Busto Arsizio è andata la fetta più significativa, 19mila dei 37mila euro stanziati da Regione Lombardia ad ATS Insubria. «Una sfida» per la cooperativa Davide, che ha messo in campo il suo staff scientifico guidato dalla dottoressa Beatrice Masci. «Si sviluppa su due livelli, il primo prevede di ragionare insieme ai coordinatori delle strutture su come riconoscere il disagio all’interno dei gruppi di lavoro dei nidi e micronidi, il secondo è quello di sostenere l’alleanza tra scuola e famiglia per capire insieme come i bambini possano dare forma al disagio per fare sì che i genitori sappiano chiedere aiuto. L’ideale sarebbe individuare precocemente i segnali di un disagio che sfocia nel pregiudizio al benessere del bambino». Saranno coinvolti staff educativi, genitori e servizi (scolastici, sociali, forze dell’ordine), con l’obiettivo di «favorire la lettura dei segni di disagio nei bambini che frequentano nidi e micronidi e di sensibilizzazione della lettura dei segnali di burnout negli operatori», come fa notare Silvia Mocchetti, psicologa della direzione sociale dell’ATS Insubria. Lo stress e l’affaticamento di chi si occupa dei processi di cura è infatti una spia utile per prevenire l’insorgere di situazioni di abuso di maltrattamento.

Full immersion

Nei prossimi giorni si terranno i primi incontri. Il progetto si articola su cinque sessioni a cadenza mensile: tre saranno dedicate ai coordinatori dei nidi, le altre due vedranno in campo anche pubblica istruzione, servizi sociali e forze dell’ordine, con l’obiettivo di creare «un “vademecum” che permetta di avviare le segnalazioni dove serve e di ridurre le “zone grige” con le persone che lavorano attorno al tema», come spiega Beatrice Masci. A questi incontri, cooperativa Davide aggiungerà delle ore di consulenza a supporto degli operatori. «Una delle necessità che vediamo emergere, di anno in anno sempre di più – spiega il presidente della cooperativa Davide, Gaetano Felli – è quella dei giovani genitori di capire come intercettare i problemi dei loro figli. Per questo proponiamo corsi di formazione che affrontino i problemi prima della loro cronicizzazione». Una sfida ambiziosa, per creare protocolli di prevenzione prima ancora di reprimere con le telecamere.

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