Parabiago, ex vice preside del Maggiolini a processo per usura. Ma dove prendeva i soldi?

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PARABIAGO – «Chi forniva il denaro a Cocciolo?». Questa di fatto è la vera domanda in sospeso nel processo che vede alla sbarra Alfonso Cocciolo, ex vice preside dell’istituto Maggiolini di Parabiago a processo per abuso d’ufficio, corruzione e usura davanti al Tribunale di Busto Arsizio. Una risposta definitiva non c’è ma i suoi legami con alcuni ambienti contigui alla ‘ndrangheta sono emersi durante le precedenti udienze e sono stati sottolineati dal pubblico ministero Ciro Vittorio Caramore che sul punto sta insistendo udienza dopo udienza.

Gli assegni come garanzia

Oggi, martedì 6 luglio, è stato sentito in aula un ragioniere di Boffalora Ticino che ha ammesso di aver chiesto a Cicciolo un prestito di 3mila euro perchè in difficoltà con l’azienda. Per ottenere il “prestito” il ragioniere firmò quattro assegni da 1.200 l’uno; se non avesse pagato l’ex vice preside sarebbe passato all’incasso mettendo il boffaalorese in difficoltà. In 7 anni, dal 2010 al 2017 i prestiti salgono 60milaa euro. Le pressioni della banca sul ragioniere diventano sempre più asfissianti; mentre Cocciolo spiegava che a sua volta subiva solleciti da chi i soldi glieli aveva forniti in comodato d’uso, diciamo.

La difesaa

E si torna alla domanda di fondo: da chi l’ex vice preside prendeva i soldi da prestare? La difesa, rappresentata dall’avvocato Roberto Grittini, ha puntato il controesame del teste sottolineando lo stretto legame, soprattutto professionale, che c’era tra Cocciolo e il ragioniere di Boffalora oltre a non meglio identificati conti all’estero del teste. Sono stati elencati una serie di lavori effettuati in collaborazione tra i due dei quali alcuni sono stati confermati dallo stesso teste anche se non sono emersi documenti tali da dimostrare questo legame così consolidato. Il difensore, e lo stesso Cocciolo nelle sue dichiarazioni spontanee, hanno promesso di produrli nelle prossime udienze.

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