Petizione per l’ospedale di Gallarate: Gnocchi attacca, Malpensa24 risponde

Gallarate massimo gnocchi cassani
Massimo Gnocchi

Egregio direttore,

ho letto con attenzione il suo editoriale dedicato alla petizione in difesa del San Antonio Abate titolato “I tre ospedali della sciura Maria”. Non ne ho avuto a male dato che la critica in campo pubblico è principio costituzionale imprescindibile. Faccio solo notare che, essendo il suo editore un imprenditore nel campo della sanità privata, forse una migliore misura nei toni sarebbe stata necessaria, posto che non le rivolgo addebito per questo. Conosco infatti personalmente il dott. Iseni e so essere persona leale quindi nessun problema.

Entrando nel merito debbo segnalarLe che se io ho avuto attenzione nel leggere il suo scritto, altrettanto non ha fatto lei nel leggere il testo della petizione sinora firmata da migliaia di cittadini di Gallarate e dei comuni limitrofi. Nel riportare il principale passaggio del testo peraltro ben presente su ogni modulo sottoscritto dai cittadini, Lei ha infatti omesso di trascrivere l’avverbio di dubbio “EVENTUALMENTE” che, nel periodo in argomento, genera una netta differenza di significato. Il testo esatto è infatti questo: “Lo scopo di questa petizione sovra comunale è chiedere la ridefinizione dell’intervento denominato Ospedale Unico di Regione Lombardia trasformandolo EVENTUALMENTE in Ospedale Nuovo, da far nascere come Polo di Eccellenza a supporto dei servizi sanitari e ospedalieri di Gallarate e Busto Arsizio”.

Lo ha fatto apposta? Le è sfuggito? Mi saprà dire, o meglio lo spiegherà magari ai tanti sottoscrittori della petizione promossa dalla lista civica Obiettivo Comune Gallarate che, evidentemente, non sono sprovveduti e nemmeno stupidi se la hanno sottoscritta visto che il testo corretto lo hanno letto e ne hanno dedotto chiaramente che la petizione serve a chiedere di rilanciare il San Antonio Abate ed i suoi servizi essenziali che da 150 anni fanno la storia della città, dicendo no ad un Ospedale unico per tutto questo vasto bacino di utenza.

Tra queste migliaia di firmatari Le segnalo, senza svelarne i nomi per ragioni di privacy, che ci sono molti medici, professionisti, infermieri, laureati, semplici casalinghe, normali lavoratori, imprenditori, artisti, pensionati, studenti etc….che proprio come Lei li ha definiti, ovvero “sciure Maria”, hanno capito bene e chiedono alla politica regionale, come accaduto a proposito di molti progetti di ospedali unici tramontati dopo il periodo del covid, di rivalutare la necessità di mantenere presidi territoriali diffusi.

Annoto a margine, che è anche curiosa la tempistica della Sua critica. L’avesse fatta dopo il lancio dell’iniziativa avvenuto lo scorso primo luglio con una conferenza stampa alla quale la sua testata è stata invitata ed ha avuto modo di avere il testo della petizione, avrei capito. Averla invece letta ieri in coincidenza dell’annuncio che la soglia (alta) autoimposta dai promotori -tra cui chi le scrive è il primo naturalmente- è stata raggiunta e superata con oltre 5000 fime provvisorie, lo ho infatti trovato irrituale, per non dire insofferente di fronte ad una così numerosa e genuina movimentazione popolare in periodo così breve e pure vacanziero. Noi credevamo di poter arrivare a questo traguardo di firme cartacee -quindi molto più complicate e faticose da raccogliere- entro la fine di settembre. Ci siamo riusciti in 15 giorni e per questo proseguiremo ancora un pò. Questo disturba? “E’ la democrazia, bellezza” rimodulando ciò che disse Bogard, “e non ci possiamo fare niente”.

Non è vero che “gongolo” per le firme numerose già raggiunte nè tantomeno gli attivisti di OCG lo fanno. Lo scopo di questa iniziativa, dopo le ripetute richieste mai accolte di un referendum, non è fare come Lei scrive “fumisterie, o accalappiare qualche consenso elettorale” dato che le elezioni sono ben lontane. Lo scopo autentico è di far capire alla politica politicante che da queste parti non è pensabile si possa restare con un solo ospedale più piccolo dei due attuali. Tenga presente, direttore, che io su questo argomento dico le stesse cose (documentate al protocollo) dall’aprile 2017 quando nemmeno ero in consiglio comunale a Gallarate dove sono tornato nell’Ottobre 2021 con la civica OCG.

Ad onor del vero nel recente dibattito in regione qualche voce chiara, anche dalla parte della maggioranza che governa, l’ho udita. Cito le parole riportate anche dalla vostra testata del consigliere di FDI Zocchi che, parlando dell’Ospedale di Gallarate e della sua agonia attuale ha detto che l’ospedale unico è “l’origine di ogni male”. Mi sento di condividere la sua tesi perchè detta in italiano chiaro, non meno del testo della petizione peraltro.

Lei inoltre vuol far credere esista una sorta di gioco politico con il centrosinistra gallaratese che a distanza di 5 giorni dal varo dell’iniziativa ha dato pubblica adesione al testo e si è impegnato ad aiutare la raccolta. Niente di più falso. A parte che i colleghi hanno ritirato una dozzina di moduli circa ma se fosse stato come lei rappresenta lo avrebbero fatto il giorno dopo al massimo. Logicamente io e tutta OCG li abbiamo ringraziati per la loro adesione, come facciamo ora anche con i vari comitati tipo quello per il diritto alla salute che scenderanno il prossimo 22 luglio in piazza e che parimenti hanno detto di sostenere la nostra trasversale iniziativa.

Parlando del problema centrale invece sottolineo come si chiacchiera invano da anni dell’ospedale unico, indicandolo come il risolutore dei problemi sanitari di questa zona. Pare peraltro evidente che manca del tutto una fase di transizione verso l’eldorado promesso, e di concrete proposte operative sul tavolo non se ne vedono per arrestare questo declino prodromico alla definitiva chiusura di Gallarate nonostante le promesse di regolare funzionamento “da qui e là”. Per descrivere l’esatta cifra della situazione uso questa frase tratta dalla mozione sull’Ospedale presentata dal consigliere di maggioranza Galluppi e che all’ultimo i “cassaniani” hanno inopinatamente voluto cancellare dal testo: “in generale l’attuale gestione della sanità lombarda non è più sostenibile e necessita di un urgente cambio di rotta”.

Chiudo con un appello senza “che ne abbiate a male”. Anzichè cercare strani significati in petizioni chiare, aldilà del plauso di un improponibile primo cittadino politico di professione che anzichè rimboccarsi le maniche trova nella circostanza il tempo di definire “miserrime persone” quelle che si battono perché Gallarate non perda il suo ospedale, sarebbe cosa più utile chiedere conto di queste lacune a chi ci governa da anni qui come al Pirellone. Credo ne gioverebbe tutto il confronto. Non solo se evitaste anche di sbeffeggiare le tante “sciure e sciuri Maria/o” (su tutte la mitica sig.ra Bianchi della omomina pasticceria) che queste petizioni le firmano convintamente ed a cui va tutta la mia stima e solidarietà per appartenenza alla categoria, a mio avviso credo dareste un migliore contributo al futuro della comunità come giornalisti che raccontano i fatti per come sono nella realtà. Altrimenti diventa il gioco delle tre tavolette.

Grato per lo spazio di replica, saluto cordialmente.

Massimo Gnocchi
gruppo Obiettivo Comune Gallarate (OCG)

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Il direttore

Non ho nulla da aggiungere a quanto scritto nel mio articolo, che non mi sembra necessiti di complesse e noiose spiegazioni per giustificarne il contenuto. Di campioni delle arrampicate sui vetri trabocca la vicenda dell’ospedale unico, e la replica di Massimo Gnocchi me ne dà conferma.

Mi limito a precisare come la sciura Maria rappresenti una figura retorica utile per sottolineare come i promotori della petizione abbiano giocato con la buona fede dei cittadini, senza per altro, da parte mia, aver inteso offenderne alcuno. Se ciò è accaduto, chiedo scusa.

Vincenzo Coronetti

L’editore

Visto che sono stato inopportunamente tirato in ballo in una questione giornalistica rispondo al signor Massimo Gnocchi con una domanda riguardante la sua professione di noto imprenditore nell’ambito della produzione di dolci e affini: i dolci che produce li offre gratuitamente o se li fa pagare? Questo per dire che sono uno dei pochi player della sanità privata a livello regionale e nazionale che, per sua scelta, una volta ottenuto l’accreditamento dalla Regione Lombardia, ha deciso di non contrattualizzare con il Sistema Sanitario Regionale.

Vale a dire che non peso assolutamente sulle casse pubbliche! Questo dovrebbe già essere sufficiente per tranquillizzare il signor Gnocchi che, con la sua citazione sull’attività del Gruppo Iseni, insinua il subdolo dubbio che il direttore Coronetti abbia scritto il commento in questione per meschini motivi facilmente intuibili e riconducibili proprio al mio trentennale impegno a livello manageriale-giuridico in ambito sanitario.

Faccio inoltre notare che Regione Lombardia è ben consapevole delle carenze sanitarie sul territorio. Tant’è vero che nel tempo ha concesso l’accreditamento e contrattualizzazione a due ospedali privati del territorio, la Mater Domini e la Santa Maria (una delle quali dotata di pronto soccorso) che sono di supporto all’offerta pubblica che, in questo momento, è in sofferenza. Inoltre, da Gallarate fino a Legnano, sono in funzione numerosi centri diagnostici e ambulatoriali privati accreditati e contrattualizzati, che aiutano a colmare i vuoti del pubblico.

Si tratta di uno scenario che Massimo Gnocchi dovrebbe ben conoscere, al di là di sue iniziative che mettono in forse il lavoro di Regione Lombardia la quale, a quanto risulta evidente, offre giustamente la possibilità a chiunque di inserirsi nel sistema sanitario attraverso l’accreditamento e la contrattualizzazione. Tutto legittimo, come legittimamente il Gruppo Iseni Sanità non riceve un euro dalle istituzioni pubbliche! Ripeto: per scelta, realtà sanitaria che si autogestisce senza bisogno di sussidi pubblici e alla quale si rivolgono, liberamente, le persone che lo ritengano.

Fabrizio Iseni
Editore di Malpensa24

iseni gnocchi coronetti – MALPENSA24