I tre ospedali della sciura Maria

ospedali busto gallarate
Gli ospedali di Busto Arsizio e Gallarate

Non se ne abbia a male il consigliere comunale Massimo Gnocchi, che oggi gongola per il traguardo delle cinquemila firme alla sua petizione per la salvaguardia dell’ospedale di Gallarate, se non gongoliamo con lui. L’iniziativa che ha lanciato, con il supporto politicamente interessato del Partito democratico, è un solido contributo alla confusione. Della quale proprio non c’è bisogno alla luce del progetto per l’ospedale unico, o nuovo che dir si voglia, finalmente avviato dalla Regione. Non intendiamo affatto urtare le singole suscettibilità di chi ha siglato il documento di Gnocchi, ma ci piacerebbe sapere in quanti hanno appreso fino in fondo che cosa sta accadendo e quali siano le finalità di una simile istanza. Qualcuno gliel’ha spiegato?

Può essere che la sciura Maria abbia vere competenze di gestione sanitaria, per carità, ma è più facile che non ne capisca granché, se non il fatto che avere l’ospedale fuori dall’uscio di casa le risulti più comodo. Se poi, invece degli attuali due nosocomi, uno a Busto e l’altro a Gallarate, se ne aggiungesse un terzo, quello nuovo, tanto meglio.

Sì, perché Gnocchi, spalleggiato dal Pd e dai gruppi di centrosinistra, sembra proprio chiedere questo: tre ospedali. Leggiamo: “Lo scopo di questa petizione sovra comunale è chiedere la ridefinizione dell’intervento denominato Ospedale Unico di Regione Lombardia trasformandolo in Ospedale Nuovo, da far nascere come Polo di Eccellenza a supporto dei servizi sanitari e ospedalieri di Gallarate e Busto Arsizio”. Che cosa capite voi? Se l’italiano ha un senso, Gnocchi domanda di mantenere l’attuale assetto sanitario territoriale completandolo con un “polo d’eccellenza”, cioè un ospedale in più. Ergo: tre ospedali.

Una linea sulla quale, ripetiamo a scanso di equivoci, si è accodato il Partito democratico. Il quale, non va dimenticato, a un certo punto, contestando l’area bustocca di Beata Giuliana dove è giustamente prevista la futura struttura ospedaliera, aveva indicato come sede il Casermone di Gallarate. Un’idea che sposterebbe il baricentro sulla città dei due galli, in clamoroso contrasto con le legittime esigenze degli utenti di Busto Arsizio. Risultato probabile, anzi, certo: l’apertura di un inutile fronte conflittuale con la stessa Busto.

Insomma, confusione su confusione. L’ospedale unico ha una ragione precisa: razionalizzare e qualificare l’offerta sanitaria del Basso Varesotto, evitando i doppioni e, soprattutto, gli sprechi di risorse economiche, gestionali e di personale. Per dirla in un altro modo, salvaguardare le poche eccellenze che già ci sono e portarne di nuove, diventare cioè attrattivo. Questa è la prospettiva attorno alla quale dovrebbe battersi il mondo politico locale, senza distinzioni di appartenenze o altro. Un’azione unanime e condivisa per velocizzare l’iter regionale, per spronare a fare in fretta (di tempo, sulla questione, Palazzo Lombardia ne ha già perso fin troppo), incalzando e pretendendo dall’esecutivo di Attilio Fontana tutte le garanzie necessarie, a cominciare da quelle finanziarie e tecniche. Con l’inderogabile urgenza che, da qui al giorno in cui aprirà il nuovo ospedale, siano assicurate, in modo funzionale ed efficiente, le prestazioni negli attuali nosocomi, senza scuse o lassismi di sorta.

Il resto sono soltanto chiacchiere o, peggio, fumisterie per accalappiare qualche consenso elettorale, cavalcando l’aspetto emozionale suscitato dalla vicenda. Strumentalizzazioni? Temiamo di sì, soprattutto da parte di quei partiti che hanno strumenti, capacità e persone culturalmente attrezzate per comprendere obiettivi e situazioni; lasciando perdere coloro i quali, su questioni complesse come queste, rischiano di assecondare soltanto la sciura Maria, e vanificano la sostanza di un problema che mette in gioco il futuro di una intera comunità.

ospedali busto gallarate – MALPENSA24