Le piante che “lavano” l’acqua

La fitodepurazione – attiva anche nella nostra provincia – può combattere l’inquinamento e aiutarci a preservare l’ambiente

Uno stagno in un prato. Questo sembra un impianto di fitodepurazione visto dall’esterno.

Ma cos’è in realtà? È un sistema di trattamento dei reflui fognari che utilizza specifiche il metabolismo di specie vegetali selezionate per trattenere e rimuovere le sostanze inquinanti. In genere questi impianti sono realizzati in territori impervi e per necessità legate ad una popolazione non molto numerosa. In altre parole, dove la costruzione di vasche, l’installazione di macchinari e la posa di tubazioni è tecnicamente – ed economicamente – sconsigliabile. Inoltre, si integrano bene col territorio, cosa da non sottovalutare in particolare per le località a vocazione turistica.

Alfa attualmente gestisce 15 impianti di fitodepurazione, dislocati soprattutto nel nord della provincia. In alcuni casi non sostituiscono in tutto e per tutto i depuratori, ma sono collocate proprio a valle di questi ultimi e utilizzate come sistemi di ulteriore affinamento del processo di trattamento delle acque. Oppure, possono essere utilizzati per ridurre l’impatto ambientale degli scolmatori di piena, cioè dei manufatti che fanno sfiorare l’acqua superficiale delle fognature in caso di forti piogge.

Si può dire che la fitodepurazione è il sistema “più ecologico” per depurare le acque, ma non dobbiamo dimenticarci che anche i depuratori si basano su un trattamento naturale, non a caso sono chiamati impianti biologici e fanghi attivi. Sfruttano, cioè, un processo del tutto naturale attraverso il quale i microorganismi “si mangiano” le sostanze organiche inquinanti rimuovendole dai reflui fognari. Solo, lo fanno su enormi quantità d’acqua e in tempi molto più brevi di quelli naturali.

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