Più contagi, e anche più guariti. L’esperto: «Cauto ottimismo». A Varese 500 casi

L'assessore Giulio Gallera con Carlo Perno, direttore analisi cliniche dell'ospedale Niguarda di Milano

MILANO – «Non sono nuove infezioni ma nuove diagnosi». Così il professor Carlo Federico Perno, direttore del dipartimento di Analisi chimico cliniche e microbiologia dell’ospedale Niguarda di Milano, spiega la nuova impennata di casi positivi registrati oggi, 26 marzo, in Lombardia, che aveva suscitato la preoccupazione del presidente di Regione Attilio Fontana. Sono per la precisione 2.443 i contagi in più, un dato che torna ad avvicinarsi ai numeri allarmanti che fino a sabato scorso, 21 marzo, avevano indotto la Regione ad invocare un nuovo giro di vite sulle misure restrittive. E l’assessore al welfare Giulio Gallera ricorda, per andare oltre le polemiche sui tamponi, che «nessuno ha avuto il numero di casi che abbiamo avuto noi, nessuno ha dovuto dare una risposta così forte come abbiamo dovuto darla noi».

La lettura dell’esperto

«Credo che i dati vadano visti con una certa articolazione e nella loro interezza – la spiegazione del professor Perno – i numeri ci dicono oggi che ci sono degli aumenti dei nuovi positivi e dei guariti. Questi numeri non rappresentano le nuove infezioni ma le nuove diagnosi. Nel momento in cui aumentiamo la tamponatura ciò comporta un aumento delle infezioni, ma stanno aumentando le diagnosi. Anche i guariti stanno progressivamente aumentando. Noi stiamo cercando di capire che cosa avviene nella popolazione. Guardando i guariti, i decessi e i nuovi casi, credo che un cauto ottimismo continui ad esserci». In sostanza, i numeri di questi giorni sarebbero ancora la conseguenza del periodo pre-blocco (i tamponi positivi di oggi sono di pazienti che si sono «infettati da 7 a 14 giorni fa e che adesso cominciano ad avere sintomi»), ma anche dell’ampliamento della “tamponatura” che Regione Lombardia sta introducendo dall’inizio di questa settimana, dalle Rsa ai contatti e «non più solo ai sintomatici impegnativi».

Il bollettino dei contagi

«I dati di oggi purtroppo segnano una crescita significativa, quando li ho letti ho sentito un peso, poi confrontandomi con gli esperti ho capito che erano legati a motivi diversi – ammette l’assessore al welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera – siamo arrivati a 34.790, più 2.443 da ieri, 25 marzo (ieri i casi in più erano stati 1.643)». Nuova impennata anche per i ricoveri in ospedale: 10.681, più 655 rispetto a ieri, quasi il doppio rispetto al giorno prima. Le persone in terapia intensiva sono 1.263, 27 in più di ieri. E crescono anche i decessi: sono 4.861, 387 in più di ieri, «un numero importante». Ma anche il numero dei guariti, che tornano a casa dopo il ricovero: sono 7.839, 1.501 più di ieri, quando erano aumentati di 990 unità. «Questa – per l’assessore regionale – è la bella notizia di oggi». È la Città Metropolitana di Milano a trainare la crescita: con 848 nuovi contagiati, «quasi il doppio di ieri». Rimane costante e moderata l’aumento dei casi positivi in provincia di Varese: 34 nuovi contagi, il totale arriva a 502.

La querelle sui tamponi

Un altro esperto, il professor Fausto Baldanti, virologo del Policlinico San Matteo di Pavia, è intervenuto per chiarire la questione dei tamponi. «Solo in Lombardia ne sono stati effettuati 90mila, un numero secondo solo alla Cina, considerando che noi non siamo uno Stato sovrano ma una regione». Da 8 laboratori di analisi, oggi ce ne sono 22, impegnati sui test molecolari. Considerati più affidabili di quelli sierologici, che individuano gli anticorpi. Più rapidi ma esposti al rischio dei “falsi negativi”: «Perché se mi infetto oggi, per 7-10 giorni non ho anticorpi misurabili» fa notare Baldanti. Perciò scartati da Regione Lombardia. E Gallera ricorda: «All’inizio abbiamo fatto un tamponamento a tappeto per provare a contenere il virus, poi il ministero della Salute ci ha detto che vanno tamponate solo le persone con i sintomi. Ora inizieremo a fare il tampone anche alle persone indicate dai medici di medicina generale, ma la strategia della Regione è di considerare tutte le persone dal raffreddore in poi potenzialmente Covid positive». Su questo fronte caldo nell’opinione pubblica, il presidente della commissione sanità Emanuele Monti ha chiesto alla giunta regionale di aprire alla possibilità che anche i laboratori privati possano effettuare tamponi, come invocato ieri anche dall’ex deputato Marco Reguzzoni.

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