Premio Valcavi con militari Nato e scuole, a Varese «il Risorgimento è per i giovani»

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La consegna del premio Valcavi al generale Uberto Incisa di Camerana

VARESE – “Per l’opera svolta con capacità e prontezza professionale nei contesti operativi della vaccinazione e dell’effettuazione di tamponi sotto la guida del generale Guglielmo Luigi Miglietta” – ha dichiarato Angelo Monti di Varese per L’Italia – 26 maggio 1859 – ai soldati Nato della caserma Ugo Mara di Solbiate Olona è stato consegnato oggi, 17 marzo, a Varese, nelle mani del generale Uberto Incisa di Camerana, il premio Giovanni Valcavi.
La cerimonia si è svolta a Palazzo Estense, in una sala Montanari per la prima volta gremita dopo la pandemia, che ha visto anche la prima uscita ufficiale del prefetto Salvatore Pasquariello.
Di fronte al sindaco Davide Galimberti, alla vicesindaco Ivana Perusin, agli assessori Rossella Dimaggio e Cristina Buzzetti, al questore Michele Morelli, ai comandanti di Varese della guardia di finanza e dei carabinieri Crescenzo Sciaraffa e Gianluca Piasentin, a monsignor Luigi Panighetti e alle associazioni d’arma e storiche, gli alunni delle scuole “Pascoli” e “Parini” hanno presentato i loro lavori dedicati alla Festa dell’Unità d’Italia e della Bandiera.

Davide Galimberti con Bruno Marini

La bandiera dell’Ucraina a fianco di quella dell’Italia

Nella ricorrenza dedicata al tricolore il pensiero di Pasquariello e di Galimberti è andato all’Ucraina: la sua bandiera viene esposta in tutte le sedi istituzionali a fianco di quella italiana. «Un segno di solidarietà che avvicina tutti i Paesi del mondo nel dire no alla guerra. Voi – si è rivolto il primo cittadino ai bambini in sala – siete testimoni di libertà per il nostro Paese e per il popolo ucraino».
Dopo l’omaggio reso a Bruno Marini, marinaio combattente durante la Seconda Guerra Mondiale che ha da poco compiuto cento anni, anche Luigi Barion, presidente di Varese per l’Italia ha richiamato i valori della solidarietà e dell’unità: «Nel 1859 le Romite del Sacro Monte, allora sottoposte a una clausura rigidissima, aprirono le porte del loro convento per accogliere i cittadini di Varese che fuggivano dalle cannonate del generale Urban. E ul 26 maggio sul campanile di Biumo fu issata la prima bandiera italiana, ovvero il tricolore: un momento in cui la città fu unita come non mai».

Da sinistra a destra: Giuseppe Licata, Michele Morelli, Davide Galimberti, Luigi Panighetti, Salvatore Pasquariello, Gianluca Piasentin, Uberto Incisa di Camerana, Crescenzo Sciaraffa, Paola Bassani Valcavi e Luigi Barion

Educazione civica attiva e una festa intergenerazionale

I bambini della “Pascoli” di Lozza e della “Parini” di Varese, a cui è stato affidato l’esecuzione dell’inno nazionale, non solo hanno creato dei biglietti d’auguri con i simboli tricolori della bandiera, della coccarda e del corbezzolo ma hanno anche letto ai presenti i pensieri e le poesie elaborati sui temi della patria e della nazione. «Dopo che la festa è saltata nel 2020 e nel 2021 abbiamo voluto regalare loro un momento di partecipazione – ha raccontato la professoressa Margherita Giromini – e, nel centosessantunesimo compleanno dell’Italia, un momento di educazione civica attiva da cui tutti noi possiamo imparare qualcosa. Una festa intergenerazionale a cui partecipano bambini, adulti, anziani, associazioni e autorità: è lo spaccato di una nazione che si riconosce nell’aspirazione alla pace».

«L’Italia è stata fatta dai ragazzi»

Alle scuole, dopo il ricordo del senatore Giovanni Valcavi, primo presidente di Varese per l’Italia, la lettura della lettera inviata dal ministro Lorenzo Guerini ai militari premiati, e il saluto istituzionale del sindaco di Lozza Giuseppe Licata è stato consegnata la bandiera italiana dalle autorità. All’Università dell’Insubria è stata istituita una borsa di studio di mille euro per il laureando di Storia che elaborerà un testo sul Risorgimento varesino: «L’Italia è stata fatta dai ragazzi», ha ricordato il professore Antonio Maria Orecchia. «Mazzini, Pellico, i fratelli Dandolo e Cairoli, tutti quanti presero coscienza che gli italiani erano un popolo e avevano diritto a vivere in una loro nazione, avevano all’epoca tra venti e trent’anni. Il Risorgimento è stato fatto dai giovani ed è per i giovani».

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