Presunti fondi russi alla Lega, la Procura: “Nessun elemento concreto. Archiviare”

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Matteo Salvini e Gianluca Savoini a Mosca

MILANO – Archiviare. E’ quanto ha chiesto la Procura di Milano per i tre italiani e i tre russi che, accusati di corruzione internazionale, avrebbero trattato un ingente affare petrolifero nel 2018 all’hotel Metropol di Mosca. Vicenda che ha visto al centro dell’attenzione la Lega.

A prescindere “da ogni valutazione circa il fatto che il segretario della Lega Matteo Salvini“, mai indagato nell’inchiesta, “fosse eventualmente a conoscenza delle trattative portate avanti da Savoini, Meranda e Vannucci, volte ad assicurare importanti flussi finanziari al partito” bisogna “evidenziare che non sono emersi elementi concreti circa il fatto che il medesimo abbia personalmente partecipato alla trattativa o comunque abbia fornito un contributo causale alla stessa”. Lo scrive il procuratore di Milano Marcello Viola in un comunicato, pronto da ieri e diffuso solo oggi, sulla richiesta di archiviazione del caso Metropol.

Nelle sei pagine di comunicato, che avrebbe dovuto essere diffuso ieri dopo che è stata firmata e vistata la richiesta di archiviazione per Savoini e gli altri due indagati (richiesta inoltrata oggi all’ufficio gip), “non è stato acquisito alcun elemento indicativo del fatto” che Salvini “fosse stato eventualmente messo al corrente del proposito di destinare una quota parte della somma ricavata dalla transazione ai mediatori russi perché remunerassero pubblici ufficiali russi”. Non si è proceduto “ad iscrizione a suo carico di notizia di reato e nessuna attività d’indagine è stata svolta nei suoi confronti“. Il comunicato ripercorre gli elementi della richiesta di archiviazione anticipata, anche nei contenuti, stamani dal quotidiano ‘la Verità’. Richiesta non ancora depositata ai legali degli indagati.

“Non essendosi perfezionata l’operazione di compravendita” sulla partita di petrolio, scrive la Procura, “neppure a livello di scambio di documenti contrattuali, non appare possibile affermare, con adeguata certezza, se proprio Ets”, società del gruppo Eni, “o altra diversa entità, avrebbe in concreto sopportato l’esborso necessario a consentire la formazione di un margine destinato al finanziamento illegale del partito della Lega”. In assenza “di elementi concludenti in ordine all’identità dei destinatari delle somme – spiega la Procura – rinvenienti dalla transazione petrolifera, e al ruolo pubblico dei beneficiari, la contestazione” di corruzione internazionale “non pare in concreto configurabile”. Rimane da osservare, si legge ancora, “in ordine alla residua possibilità di contestare al partito della Lega l’ipotesi di tentato finanziamento illecito (art. 7 L. 195/1974), che le condotte emerse non hanno raggiunto connotati di concretezza ed effettività idonei a raggiungere, almeno potenzialmente, lo scopo.

L’indagine sul cosiddetto ‘caso Metropol’ “è stata in grado di ricostruire circa 40 riunioni degli indagati tra loro e/o con esponenti della controparte russa tenutisi nell’arco temporale compreso tra il 19.4.2018 e I’8.7.2019 sia in Italia (tra Milano e Roma) che a Mosca, oltre ad innumerevoli contatti telefonici e scambi via e-mail e piattaforme web”. Lo scrivono i pm di Milano Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena nella richiesta di archiviazione della vicenda sui presunti fondi russi. Dalle indagini è inoltre emerso, si legge, che tre russi “Yakunin, Karchenko e Dugin hanno partecipato alla trattativa per la vendita di prodotti petroliferi in qualità di rappresentanti di alti esponenti dell’establishment russo, i quali si sarebbero impegnati a favorire la conclusione dell’operazione sia con lo scopo di assicurare un sostegno finanziario al partito italiano Lega per Salvini premier, sia in vista di una remunerazione economica promessa loro, sempre per il tramite di Yakunin, Karchenko e Dugin, dagli attuali indagati”, ossia Gianluca Savoini, ex portavoce di Matteo Salvini, l’avvocato Gianluca Meranda e l’ex bancario Francesco Vannucci. Tuttavia, “la divulgazione a mezzo stampa avvenuta due settimane dopo, in ordine all’esistenza di trattative, condotte da esponenti riconducibili alla Lega, volte a reperire finanziamenti attraverso compravendite petrolifere con la Russia, sortiva l’effetto di interromperne ogni sostanziale sviluppo” dell’affare sulla compravendita del petrolio. Questo uno degli elementi che hanno portato alla richiesta di archiviare il fascicolo.

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