Quel no al burkini specchio di una nazione

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di Gian Franco Bottini

La sindachessa di Monfalcone ha fatto parlare di se rivolgendosi alla comunità musulmana della sua città, definendo una “pratica che  crea insopportabili conseguenze dal punto di vista della salvaguardia del decoro del luogo, il proliferare di donne che frequentano le spiagge coperte dalla testa ai piedi.”

Partendo dalla considerazione che il “decoro” è un dato variabile correlato alle regole  di comportamento variamente vigenti nelle diverse situazioni, abbiamo per un attimo ironizzato che per la sindachessa in questione il decoro delle sue spiagge fosse rappresentato, se non dal nudismo, dal seno al vento, dallo slippino a foglia di fico o al massimo dal bikini (non certo dal “burkini” utilizzato dalle signore musulmane).

I tempi cambiano e con loro i parametri della morale, dell’etica e anche del decoro, ma la notizia ci ha francamente stupito, apparendoci un cambiamento “all’indietro”. Rispolverando infatti i nostri ricordi ,di molti decenni fa, ci è ritornata l’immagine di quando, nella rimpianta spiaggia giovanile di Varigotti, era usuale e per nulla ritenuto indecoroso o criticabile, lo spettacolo quotidiano dell’allegro cicaleccio di una frotta di suorine di un vicino convento, che prendevano il loro bagno di mare coperte dalla testa ai piedi da una bianca  tunica informe.

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Gian Franco Bottini

Ma al di là delle facili battute, presupponendo la sindachessa  persona valida tale da meritare un secondo mandato, abbiamo benevolmente pensato che lei  avesse “toppato” nell’utilizzo del termine “decoro “, ma che dietro volesse denunciare ben altro che la critica estetica alle mise delle signore bagnanti. E la cosa ci è  risultata evidente verificando che Monfalcone è una città di non più di 30.000 abitanti dove la presenza dei più importanti cantieri navali italiani probabilmente giustifica il fatto che oltre il 30% degli stessi sia costituito da stranieri. E’ evidente che in tale situazione, se non si lavora per una concordata convivenza, il timore che nell’ambito della città si crei un’entità separata, e facilmente conflittuale, è una preoccupazione del tutto concreta.

Viene facile da pensare che l’aver definito “indecorosa” la presenza dei “burkini” sulle spiagge non sia stata solo una infelice scelta letteraria, che possa chiudersi con qualche irridente battutaccia, ma possa essere la descrizione di uno diffuso stato d’animo che così espresso può però essere  facilmente considerato offensivo dal 30% della cittadinanza; accendendo ulteriormente gli animi.

E viene anche facile pensare che se così fosse i rapporti di convivenza interni alla cittadina, probabilmente sottovalutati fin dall’inizio, possano oggi essere in avanzato stato di decomposizione. I numeri di Monfalcone possono farlo considerare un caso limite; noi pensiamo invece che sia l’ingrandimento di una fotografia nazionale.

Recentemente il Governo, che stàaobbiettivamente cercando soluzioni e coinvolgimenti europei per governare il disastroso traffico umano di clandestini, ha recentemente approvato per decreto l’opportunità di una regolamentata entrata migratoria nel nostro Paese, stimata per il prossimo triennio in circa 400.000 unità.

Questo a conclamare che, al di là di tutte le precisazioni sulle caratteristiche personali e professionali delle persone, il fenomeno migratorio esiste e va riconosciuto anche, e soprattutto, nelle ricadute che esso comporta. La prima ricaduta è sicuramente quella dell’integrazione e della convivenza, problema non solo ampiamente trascurato ma, soprattutto da certe parti politiche, per molto tempo addirittura respinto. Il nostro Paese è in forte ritardo, forse perché pesantemente impegnato nella gestione dei flussi migratori irregolari ma forse anche perché affrontare il problema della integrazione e della convivenza è stato per molti anni un argomento tabù,  da sottacere per consentire i difficili, alcune volta innaturali, equilibri politici dei quali siamo stati testimoni.

Il fatto stesso  che tutto sia in carico al Ministero degli Interni (ricordando anche alcuni ministri del passato) fa capire come questa delicatissima parte del discorso sia stata lasciata alla iniziativa   prevalentemente dei Sindaci, con le loro diverse situazioni ed interpretazioni politiche. E’ tempo che, come in altri Paesi europei, l’immigrazione , al di là dei suoi aspetti burocratici, entri nell’agenda governativa a pieno titolo, nei suoi ben più complessi aspetti culturali, religiosi, linguistici e nelle sue diversità di origine etnica. Uno sforzo necessario se si vorranno evitare le tante Monfalcone, che nel tempo si verranno inevitabilmente a creare; uno sforzo che, migliorando e riconoscendo la necessità di convivenza, avrà sicuramente un portato positivo anche sul sempre  più incombente e diffuso sentore di insicurezza.

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