Il cinema secondo Ric. A lui il Premio alla Carriera di Sumirago in Corto.

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SUMIRAGO – Domani sera 21 settembre saranno proiettati i primi otto film (“Kolossal”, “L’ora del buio”, “Maramandra”, “Sam”, “Il bacio”, “Buffet”, “Famiglia in vacanza” e “Significance quest”) dei sedici in gara a “Sumirago in corto”. La serata a Villa Molino, presentata da Stefano Chiodaroli, comico e attore, e Yvonne Beccegato, assessore alla Cultura e vicesindaco di Sumirago, avrà inizio alle 20.30. L’apertura del festival non solo ospiterà un monologo sul cinema dello scrittore e giornalista Sabatino Annecchicarico, ma anche l’intervento di Riccardo Miniggio, meglio noto con il nome d’arte di Ric. L’attore e cantante, componente del duo comico “Ric e Gian” attivo soprattutto tra anni Sessanta e Ottanta, ha raccontato come si sta preparando all’evento.

Lei vive a Busto Arsizio, conosce già Sumirago?
«Io vivo a Busto Arsizio, ma sono di Torino. Conosco già Sumirago, anni fa ho avuto la fortuna di intervistare il grande capo di Missoni. Ma quando parlo di anni fa sarà stata una trentina. L’ho intervistato due volte perché veniva in trasmissione da noi, non ricordo bene quale perché ne abbiamo fatte troppe (ride,ndr), potrebbe essere “Ric e Gian Più”».

Come è stato coinvolto nel festival?
«Mi ha invitato il sindaco di Sumirago. Hanno avuto questa idea, insomma è un premio alla carriera, sono quelle serate che si fanno a piacere».

Lei e Gian avete preso parte ad alcuni film, come vede la situazione del cinema in questo momento?
«Quello americano è un po’ stucchevole ormai, con tutti questi effetti speciali, mentre la commedia italiana ha avuto dei miglioramenti, su questo non ci piove. E malgrado la grossa carenza di autori che abbiamo in Italia, vedo che lì, piano piano, c’è un miglioramento».

Ha visto anche dei corti che saranno in gara?
«No, niente. Non ne so proprio tanto, perché in generale la tematica dei filmati non avrà una chiave precisa. Grosso modo mi hanno detto che è un po’ a fantasia, c’è un po’ di tutto, ecco. Anche perché se erano troppo culturali le cose….io ho una cultura da marciapiede. Ma comunque va bene lo stesso, andiamo a vedere».

Riguardo al legame con Gian, a tanti anni dalla sua scomparsa, vede dei vostri eredi tra i comici italiani di adesso?
«Ci sono delle coppie brave, come i due siciliani Ficarra e Picone. Però non farei mai paragoni, perché c’è sempre il meglio o il peggio in tutto, quindi…certo che non c’è più un riciclo come una volta. Ora, nel nostro mondo, c’è un riciclo piuttosto rallentato. Ecco, questa è l’unica cosa che vedo. Però ora di cinema ne vedo tanto. Ne ho fatto poco o niente però ne vedo tanto: adesso, avendo ormai anche l’età delle pietre ataviche, non mi resta che guardare. Ne ho fatta tanta di televisione, mai guardata; adesso la guardo e non la faccio più».

Quindi adesso è diventato un cinefilo?
«Più o meno, però stando davanti a un televisore hai poco da scegliere. Comunque è una bella compagnia, dai».

Quali sono i suoi progetti ora? Ne ha qualcuno nel mondo dello spettacolo?
«Ma quale progetto, no, nessuno. Son finite le guerre puniche e poi sono nato io, cosa devo fare ancora? Basta, no. Già questa cosa mi mette ansia, perchè dopo qualche anno che non lavori ti mette un po’ d’ansia, ti fanno appunto delle domande dove a volte, spesso e volentieri, non sai cosa rispondere. Arrivati a una certa età entri in un limbo che, insomma, è meglio non raccontare. Vabbè, dai, prendiamola così, è così per tutti, è un passaggio in questo pianeta».

Vuole fare un augurio o un saluto a “Sumirago in Corto”?
«L’augurio è che questa manifestazione abbia il suo piacere, che funzioni e dia inizio a una catena, se non sbaglio è la prima edizione. Nel mio piccolo mi auguro di portare fortuna, che di queste serate ne facciano mille».

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